Le persone che ottengono un punteggio più alto nei test di intelligenza rispondono a domande semplici in maniera più rapida rispetto ad altri soggetti meno intelligenti. Ad ogni modo, quando i problemi diventano più impegnativi, la situazione in un certo senso si inverte, almeno per un alcuni tipi di domanda. Dinanzi a questi problemi più complessi, le persone intelligenti si prendono il loro tempo ma hanno molte più probabilità di ottenere la risposta giusta. I risultati ribaltano alcune ipotesi e potrebbero giustificare cambiamenti nelle procedure di test, ma sono stati supportati da modelli di rete cerebrale che replicano la connettività del cervello degli individui.
La professoressa Petra Ritter del Berlin Institute of Health in der Charité sta cercando di mettere in atto simulazioni che vanno ad imitare le caratteristiche dei singoli cervelli umani. Per rendere questi modelli di rete cerebrale precisi, Ritter e colleghi hanno utilizzato dati di 1.176 partecipanti allo Human Connectome Project, che utilizza fMRI per osservare il modo in cui le connessioni cerebrali si impegnano quando vengono richiamate e quando sono a riposo. In Nature Communications, dove è stato pubblicato lo studio, sono stati annunciati un mix di risultati attesi e molto sorprendenti.
I test prevedevano di mostrare ai partecipanti una serie di schemi e chiedere di identificare le regole dietro di loro, iniziando con un compito facile fino a diventare progressivamente più difficili. Il quoziente intellettive (QI) di tutti i partecipanti sono stati misurati utilizzando test convenzionali e Ritter ha esplorato la relazione tra modelli di attivazione, QI misurato e prestazioni del test. La professoressa ha così commentato in una dichiarazione: “È il giusto equilibrio eccitazione-inibizione dei neuroni che influenza il processo decisionale e più o meno consente a una persona di risolvere i problemi”.
I partecipanti più intelligenti, che erano anche generalmente quelli con una maggiore sincronizzazione cerebrale, sono stati in grado di vedere rapidamente la soluzione dinanzi a problemi semplici. Tuttavia, con l’aumentare delle difficoltà, il loro grande vantaggio era quello di avere la pazienza di aspettare che tutte le aree del cervello avessero fatto l’elaborazione richiesta, piuttosto che saltare quando solo una parte di essa era stata risolta.
Di fronte a domande più difficili, la sincronizzazione è correlata a risposte più lente. Il professore Michael Schirner, l’autore principale dello studio, ha affermato che: “Nelle attività più impegnative, è necessario memorizzare i progressi precedenti nella memoria di lavoro mentre si esplorano altri percorsi di soluzione e quindi integrarli l’uno nell’altro. Questa raccolta di prove per una particolare soluzione a volte può richiedere più tempo, ma porta anche a risultati migliori”.