A Roma, precisamente all’interno del Foro di Cesare, sono stati scoperti dei fiaschi di urina o comunemente chiamate borracce mediche risalenti a 500 anni fa che venivano utilizzate per eseguire dei test, ovvero annusare e assaggiare la pipì in una discarica medica. Oggi grazie al ritrovamento di questi fiaschi, sarà possibile avere importanti informazioni sulla prevenzione delle malattie che veniva adottata nel tardo medioevo e nel Rinascimento.
I dottori italiani hanno da sempre eseguito un ruolo importante nello sviluppo di precoci misure preventive per la diffusione della malattia. Difatti, ci si poteva infettare non solo tra le persone, ma anche toccando oggetti contaminati. Ad esempio, i protocolli creati negli ospedali in Toscana e presso l’Università di Padova sono diventati il modello per la pratica negli ospedali inglesi nel 16° secolo. Questi includevano raccomandazioni per la pulizia, la combustione o lo smaltimento di oggetti come biancheria da letto, mobili e altri oggetti domestici che erano stati in contatto con i pazienti infetti, specialmente quelli colpiti dalla peste.
Adesso, un gruppo di archeologi, insieme alla collaborazione internazionale Caesar’s Forum Excavation Project, ha scoperto prove di questa pratica medica in un luogo impensabile. Nel 2021, una discarica di rifiuti sanitari del 16° secolo è stata scoperta in una parte del Foro di Cesare, che originariamente fu dedicato a Giulio Cesare nel 46 a.C. Il gruppo di archeologi, che ha indagato su questo sito storico, ha scoperto una cisterna piena di vasi di ceramica, grani del rosario, vasi e monete di vetro rotti, spirali di fusi e figurine di ceramica. Molti di questi articoli si riferiscono a pratiche igieniche adottate all’interno dell’ospedale a tutti pazienti in arrivo con il proprio set di articoli per il loro soggiorno. Questi includevano una brocca, un bicchiere, una ciotola e un piatto, nonché una bottiglia utilizzata per versare farmaci. I pazienti avevano anche vasi di cottura specifici riservati per il loro uso individuale.
Una parte sostanziale dei vasi di vetro recuperati dalla cisterna erano probabilmente fiaschi di urina. Durante il periodo medievale e rinascimentale, l’urina era uno strumento prezioso per la diagnosi medica. In quell’epoca, un medico raccoglieva la pipì di un paziente in un recipiente di vetro e lo esaminava per guardando il suo colore, sedimentazione e odore. A volte l’annusavano o l’assaggiavano. Questa scoperta potrebbe rivelare oggi una serie di indizi sulla salute di una persona e potrebbe indicare se soffriva di diabete, di ittero e malattie renali.
Secondo i ricercatori, una volta che la cisterna era piena di urina, veniva coperta da uno strato di argilla. Questa potrebbe anche essere stata una precauzione medica. Gli autori dello studio, che è stato poi pubblicato su Antiquity, hanno spiegato che: “Prima del presente studio, lo smaltimento moderno dei rifiuti provenienti da contesti ospedalieri e medici al fine di prevenire la diffusione della malattia aveva ricevuto solo sporadiche attenzioni archeologiche, con limitate indagini intercontestuali”.