Dopo il primo caso riscontrato lo scorso 7 gennaio, con il ministero della Guinea Equatoriale informato il 7 febbraio e l’epidemia iniziale annunciata il 13 febbraio, adesso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma altri otto casi della grave malattia emorragica da virus Marburg. Quest’ultimo è correlato al virus Ebola e comporta un elevato rischio di mortalità, con sette dei casi confermati e tutti i casi probabili che portano alla morte.
Si pensa, inoltre, che l’epidemia sia contenuta all’interno della Guinea Equatoriale, anche se i nuovi casi sono stati rilevati a circa 150 chilometri di distanza e vicino ai confini del Camerun e del Gabon, avvertendo che il virus si sta diffondendo sempre più lontano.
Come dichiarato da Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’OMS per l’Africa: “La conferma di questi nuovi casi è un segnale fondamentale per aumentare gli sforzi di risposta per fermare rapidamente la catena di trasmissione ed evitare un potenziale focolaio su larga scala e la perdita di vite umane”.
Moeti ha poi aggiunto che: “Marburg è altamente virulenta, ma può essere efficacemente controllata e fermata implementando prontamente una vasta gamma di misure di risposta all’epidemia”.
Questo raro virus è di tipo zoonotico, ospitato dai Rousettus aegyptiacus ovvero dal pipistrello della frutta egiziano, una specie di megachiroptero diffuso in Africa, Medio Oriente, Mediterraneo e nel subcontinente indiano. Un contatto stretto con questo animale va ad aumentare il rischio di infezione.
Il virus Marburg ha un periodo di incubazione da 2 a 21 giorni, con sintomi precoci tra cui: febbre alta, mal di testa, dolori muscolari e brividi. In pochi giorni possono comparire altri sintomi quali diarrea, vomito, dolore addominale e un’eruzione cutanea.
Per quanto riguarda l’insorgenza di sintomi gravi, invece, essi includono: insufficienza epatica, disfunzione multiorgano ed emorragia massiccia. Tracce di possono essere trovate nel vomito e nelle feci e i pazienti possono sanguinare anche dalla vagina, dal naso, dalle gengive e dai siti di accesso endovenoso. Secondo l’OMS, la maggior parte dei pazienti con casi mortali di Marburg muoiono circa 8 o 9 giorni dopo l’insorgenza dei loro sintomi.
Ad oggi, purtroppo, non ci sono ancora vaccini o trattamenti per questo virus, ma alcuni di essi sono in fase di sviluppo e di recente hanno anche superato gli studi di fase 1. Il trattamento dei liquidi per via endovenosa e la gestione dei sintomi migliorano la sopravvivenza, ma il virus MVD provoca ancora un tasso di mortalità fino all’88%.