Le antichissime strutture potrebbero aver svolto un ruolo importante nella ritualità delle popolazioni locali.
Dopo decenni di studi potremmo aver compreso il motivo per il quale centinaia di grandi strutture in pietra vennero costruite nei deserti del nord-ovest dell’Arabia Saudita migliaia di anni fa. Secondo una nuova approfondita analisi, i misteriosi recinti rettangolari erano usati dalle popolazioni neolitiche per rituali sconosciuti con il deposito di offerte di animali, forse come voti a una o più divinità sconosciute. Gli scavi hanno portato alla luce centinaia di frammenti di resti di animali, raggruppati intorno a una lastra verticale di pietra sacra. I monumenti, di circa 7.000 anni, noti come mustatils (una parola araba che significa rettangoli) hanno sconcertato gli archeologi da quando vennero scoperti negli anni ’70. Ma è stato nel 2017 che la loro grande diffusione nella penisola arabica è stata rivelata in una prima documentazione scientifica. Le indagini aeree hanno aiutato nell’identificazione di oltre 1.600 mustatil, a volte in gruppi, sparsi nel deserto. Soprannominati “cancelli” per via del loro aspetto dall’alto, i mustatil erano descritti in quel documento come “due linee corte e spesse di pietre ammucchiate, parallele, collegate da due o più pareti molto più lunghe e sottili“. Si costituiscono da due piattaforme corte e spesse, collegate da muretti di lunghezza molto maggiore, che misurano fino a 600 metri, ma mai più di mezzo metro di altezza. Una delle due estremità corte costituisce un ingresso, mentre l’altra contiene camere di dimensioni variabili. Non si sa a cosa servissero queste camere, ma c’è una curiosa assenza di strumenti all’interno ed intorno alla struttura. Gli archeologi ritengono che questo insieme di caratteristiche suggerisca che si tratti di strutture senza un’utilita materiale; i muri bassi e la mancanza di tetti li rendeva inadatti come recinti per il bestiame o magazzini. Ciò che possono contenere in alcuni casi sono lastre di pietra in piedi e decorate, oltre a una manciata di ossa di animali. Nel 2019, un team internazionale di scienziati guidato dall’archeologa Melissa Kennedy dell’Università dell’Australia occidentale, scavò un mustatil di arenaria lungo 140 metri vicino ad Al-‘Ula, denominato IDIHA-F-0011081, raccogliendo frammenti di materiale e catalogando le varie caratteristiche del monumento. Alla testata del mustatil – l’estremità corta con le camere – trovarono uno spazio con lastre di pietra in piedi, 260 frammenti di ossa, denti e corna di animali, per lo più raggruppati attorno alla lastra di pietra. 246 erano frammenti dei crani degli animali, prelevati da capre, gazzelle, piccoli ruminanti e bovini domestici. Alcuni mostravano segni di tagli; altri di bruciatura. Questo elemento, afferma il team, suggerisce che la lastra fosse una pietra sacra che rappresentava il dio o gli dei delle persone che vivevano nella regione migliaia di anni fa, con teste di animali depositate come offerte rituali.
“Ipotizziamo che le pietre erette (betili) da mustatil IDIHA-F-0011081 possano aver funzionato come mediatore tra l’umanità e il divino, agendo come un proxy o una manifestazione di una divinità neolitica sconosciuta o di un’idea religiosa, a cui gli elementi faunistici sono stati depositati come offerte votive“, scrivono gli esperti. La datazione al radiocarbonio mostra un intervallo di date, suggerendo che il sito è stato utilizzato per un lungo periodo di tempo, dal 5307-5002 a.C. circa al 5056-4755 a.C. E c’è un altro curioso indizio che indica l’uso del monumento nella società antica: una piccola camera di pietra rettangolare, in cui i ricercatori hanno trovato resti umani. Si tratta di una piccola, antica camera sepolcrale, costruita con lastre di arenaria grezza. Il tempo ha lasciato le sue tracce anche su quelle ossa umane, ma Kennedy e il suo team hanno accertato che il defunto era un maschio adulto che probabilmente soffriva di artrosi. Chi fosse, e perché fu sepolto al mustatil, rimane sconosciuto; ma c’è qualcosa di strano nella sepoltura. Il mustatil stesso era relativamente nascosto nei canyon di arenaria, ma i resti umani furono depositati diverse centinaia di anni dopo quelli dell’animale. Ciò suggerisce che il sito ha svolto un ruolo importante per secoli, ed era forse un luogo di pellegrinaggio, o almeno di rivisitazione. La ricerca è stata finanziata dalla Royal Commission for AlUla ed è stata pubblicata su PLOS ONE.