L’immagine di Io è stata scattata il primo marzo dalla sonda spaziale Juno durante il suo 49esimo sorvolo ravvicinato del gigante gassoso.
La NASA questa settimana ha rilasciato una delle ”migliori immagini mai catturate” della luna di Giove Io, la più interna e la terza più grande delle quattro lune galileiane. Le spettacolari immagini, ottenute il 1 marzo dalla sonda spaziale Juno durante il sorvolo sul corpo celeste a un’altitudine di 51.570 chilometri, forniscono la visione migliore e più ravvicinata della luna più attiva geologicamente del nostro Sistema Solare da quando New Horizons si avvicinò a Giove nel febbraio 2007. “La maggior parte delle macchie scure che si vedono sulla superficie di Io sono il risultato di eruzioni vulcaniche“, spiega l’agenzia spaziale statunitense, che evidenzia alcuni cambiamenti superficiali apparsi nel tempo, come un piccolo campo di flusso di 3.200 chilometri quadrati nella regione di Girru. Un altro dei cambiamenti è l’arrossamento di Chors Patera, un cratere vulcanico a forma di scodella. “I materiali rossastri su Io sono indicativi della presenza di zolfo a catena corta e sono spesso associati al vulcanismo di silicati ad alta temperatura”, spiega la NASA. Juno è stato lanciato il 5 agosto 2011 per studiare la formazione e lo sviluppo del pianeta e ha già orbitato intorno a Giove 49 volte.
Io è uno dei quattro grandi satelliti di Giove, noti come i “satelliti galileiani”. È anche il più vicino a Giove e il più denso tra i quattro. Scoperto per la prima volta nel 1610 da Galileo Galilei, Io è stato uno dei primi oggetti celesti al di fuori del Sistema Solare ad essere studiato da vicino. Io è noto per la sua superficie vulcanica attiva, che lo rende uno dei pochi oggetti celesti nel Sistema Solare, oltre alla Terra, ad avere attività vulcanica. La sua superficie è anche coperta da una sottile atmosfera composta principalmente da zolfo e ossigeno. La presenza di attività vulcanica su Io è il risultato della sua vicinanza a Giove. L’immensa forza gravitazionale di Giove causa una “marea” su Io, che a sua volta genera calore interno attraverso l’attrito. Questo calore si accumula nel mantello di Io, causando eruzioni vulcaniche sulla superficie. Le eruzioni vulcaniche di Io sono state studiate da vicino dalla missione spaziale Voyager nel 1979 e successivamente dalla missione Galileo negli anni ’90. Le osservazioni hanno rivelato una vasta gamma di attività vulcanica, comprese fontane di lava, eruzioni esplosive e flussi di lava. L’atmosfera di Io è stata studiata da vicino dalla missione spaziale Galileo. La sottile atmosfera è creata dalla vaporizzazione di materiali vulcanici sulla sua superficie. Questi materiali includono zolfo, ossigeno e altri composti volatili. Oltre alla sua attività vulcanica e alla sua atmosfera, Io è stato anche oggetto di interesse per la sua relazione con Giove. La presenza di Io vicino a Giove ha, infatti, un effetto sul campo magnetico di Giove e sulla sua magnetosfera.