Un importante e recente studio, pubblicato sulla rivista Geology e che ha visto l’impegno dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), dell’Università di Trieste e dell’Università di Oxford, grazie all’ottenimento di dati di progetti mondiali, è stata rivelata una bassissima traccia di idrati naturali del metano nel Mar Mediterraneo. Si tratta di una notizia che ha sorpreso tutti. Tale ricerca ha fatto sì che venisse spiegato il motivo secondo cui questo risultato sia dovuto alla presenza dei depositi di sale del Messiniano presenti nel sottosuolo del Bacino e alla particolare distribuzione del calore, nelle acque e nel sottosuolo.
Come ha spiegato Angelo Camerlenghi, ricercatore dell’OGS, e riportato da Adnkronos: “La conoscenza della distribuzione del metano in forma idrata nei fondali oceanici è di grande importanza per comprendere l’evoluzione del clima sulla Terra, la pericolosità geologica dei fondali marini e le risorse energetiche di idrocarburi non convenzionali come in gran parte degli oceani, anche nel Mediterraneo, dove è noto che ci siano ingenti riserve di gas metano, dovrebbero esistere vaste zone di accumulo di metano idrato, allo stato solido, nelle zone più superficiali dei fondali”.
Fino ad oggi, però, gli idrati del metano non sono mai stati trovati nel corso delle ricerche scientifiche eseguite e il recente studio pubblicato sulla rivista della Società Geologica Americana ha mostrato che tale risorsa è molto raro che si accumula nei fondali del Mar Mediterraneo.
Infine, Camerlenghi ha poi affermato che: “Lo studio, che ha visto la partecipazione di ricercatori dell’OGS, dell’Università degli studi di Trieste e dell’Università di Oxford, ci ha portati però a concludere che il bacino del Mediterraneo, che ospita il più giovane ‘gigante salino’ sulla Terra, non è soggetto alla formazione e alla conservazione di idrati di gas nel sottosuolo, e abbiamo concluso che la loro presenza sia fortemente limitata dalla presenza di alte concentrazioni di sale nel sottosuolo”.