Le luci sismiche rappresentano un fenomeno ancora molto dibattuto in ambito scientifico.
Quando un forte terremoto colpisce una determinata area nelle ore notturne, spesso vengono riportati strani bagliori nel cielo. Si tratta di un fenomeno oggetto di un vasto dibattito nel mondo scientifico. Ad oggi alcuni esperti, la maggioranza, crede che i bagliori che vengono registrati durante i terremoti nel cielo non siano altro che l’effetto dei pali della corrente elettrica che si muovono o cadono producendo scintille che illuminano il cielo. Per altri il fenomeno potrebbe essere davvero legato alla meccanica delle zolle che entra in atto prima e durante un terremoto. Nel caso del forte terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, la scossa si è prodotta anche in concomitanza con tempeste accompagnate da fulmini più o meno lontani.
In realtà il fenomeno è riportato anche in documenti antichi, come sottolineato dall’INGV. Bagliori nel cielo furono descritti anche, ad esempio, da Plionio il Vecchio in una sua celebre opera nota come “Naturalis historia” 2mila anni fa e diverse altri citazioni risalgono invece al Medioevo. E se fossero realmente fenomeni luminosi prodotti da campi elettrici, da cosa potrebbero dipendere? Tra le ipotesi più accreditate vi è la presenza di campi elettrici innescata da rocce ricche di quarzo. Durante i terremoti molto potenti le rocce contenenti questo minerale si deformano innescando una differenza di potenziale nell’ambito di un fenomeno fisico conosciuto come piezoelettricità. In poche parole, le rocce stressate dalle onde sismiche rilascerebbero dei campi elettrici che potrebbero alla base dei lampi luminosi osservati nei video. Per l’INGV non è da escludere che i terremoti potrebbero formare la ionizzazone dell’ossigeno presente in alcuni tipi di rocce, come la dolomite e la riolite. Si tratta di un fenomeno determinato con la rimozione o l’aggiunta di elettroni agli atomi, scatenata dalla forte energia sprigionata dal terremoto. “Gli ioni potrebbero attraversare gli strati di roccia e raggiungere l’atmosfera dove potrebbero ionizzare piccole quantità d’aria”, dichiara l’Istituto. A confermarlo è una serie di esperimenti realizzati in laboratorio con rocce sottoposte a pressioni molto forti che hanno evidenziato questi fenomeni di ionizzazione, ma che possano verificarsi nella realtà non è affatto sicuro perciò è impossibile confermare la natura del fenomeno osservato in Turchia ed in altre zone colpite dagli eventi sismici.