La stima è stata fatta dall’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
La faglia che divide la placca araba e quella anatolica si è rotta, scatenando un terremoto di magnitudo 7,8 nel sud-est della Turchia: l’equivalente, in termini di energia sprigionata, di 32 bombe atomiche di Hiroshima, mille volte più del terremoto di Amatrice del 2016. Uno dei terremoti più devastanti negli ultimi secoli ha lasciato dietro di sè numerose vittime. Nelle aree colpite il suolo si sarebbe spostato di almeno 3 metri. I dati dei satelliti ci diranno con certezza le misure precise.
A scatenare il sisma è stata la faglia Est Anatolica, una della faglie più attive nel Medio Oriente, come quella del Mar Morto che passa per la Siria, Libano, Giordania e Israele che divide la placca Araba da quella Africana. Il movimento è stato di tipo transpressivo, cioè un movimento orizzontale. Durante questo spostamento, c’è stata una compressione fra la placca Anatolica e quella Araba. Gli esperti spiegano che il movimento si è esplicitato con 3 metri di rigetto, spostamento che si è verificato nella zona massima di movimento. “Di norma in quest’area i movimenti delle placche raggiungono i 10 millimetri l’anno”. spiega il ricercatore turco Aybige Akinci.