Gli esperti hanno avanzato una possibile spiegazione del motivo per il quale uno specifico gruppo di esopianeti sembra non esistere nello spazio.
Gli astronomi stanno da tempo studiando lo spazio alla ricerca di corpi celesti simili al nostro, ma non è tratta di un’impresa semplice, visto che quelli scoperti sono in gran parte mondi gassosi, simili a Giove. Proprio per questo motivo gli esperti hanno avanzato una macabra spiegazione del motivo per cui un specifico gruppo di pianeti sembra non esistere. Ad oggi la categoria di esopianeti più comune risulta essere le “super-Terre” rocciose, grandi circa 1,4 volte la Terra, e i “mini-Nettuno” ghiacciati, ovvero 2,4 volte il nostro pianeta. La tesi più comune riguardo questo “gap” è che i corpi celesti di dimensioni minori sono destinati ad avvicinarsi alle loro stelle, simili al Sole, con il tempo, distruggendosi.
Lo scorso anno un team di scienziati ha cercato di dare un’altra chiave di lettura: invece di bruciare, i pianeti più piccoli e meno densi impattano tra loro con i detriti che vanno a comporre oggetti di dimensioni maggiori. Questo accade quando i pianeti di dimensioni ridotte si avvicinano alle loro stelle, le loro orbite diventano più instabili, provocando un potenziale impatto. Questa potrebbe rappresentare una valida spiegazione per la mancanza di dati disponibili ed in grado di chiarire la fine degli oggetti di dimensioni inferiori o della stessa grandezza della Terra. Anche i mondi ghiacciati e acquosi potrebbero impattare tra loro, spiega l’autore principale della ricerca, André Izidoroa, ma visto che “le loro dimensioni non cambiano molto perché l’acqua è meno densa“, quei tipi di oggetti in collisione rimarrebbero comunque “al di sopra di un certo raggio“.
Fonte:
https://futurism.com/the-byte/scientists-medium-exoplanets-gap-theory