Il nostro cervello è in grado di percepire la realtà grazie alla capacità innata di rappresentarla anche senza il supporto dei sensi, come immagini e suoni. Questa straordinaria scoperta è italiana ed ha visto la coordinazione di Emiliano Ricciardi, come primo autore dello studio Francesca Setti e anche la partecipazione dell’Università di Torino.
Pietro Pietrini, direttore del Molecular Mind Lab della Scuola IMT di Lucca e tra gli autori della ricerca pubblicata sulla rivista ‘Nature Human Behaviour’, ha dichiarato all’ANSA: “Il risultato conferma che la capacità di rappresentare la realtà è programmata e che, pur in assenza di informazioni sensoriali specifiche, può esserci una stessa architettura funzionale”.
La Dott.ssa Setti ha inoltro spiegato che tale studio, punto di arrivo di più di 20 anni di studi svolti da questo team di ricerca, è stato condotto sia su persone non udenti e non vedenti dalla nascita, sia su un gruppo di controllo di persone in grado di vedere e sentire. Tutti hanno ascoltato o guardato il noto film per ragazzi ‘La carica dei 101’. I non vedenti hanno ascoltato l’audiodescrizione del film, mentre i non udenti hanno guardato la versione con sottotitoli priva di audio. Le stesse condizioni sperimentali sono state messe a disposizione per i partecipanti udenti e vedenti e le reazioni di ogni gruppo sono state registrate tramite una Risonanza magnetica funzionale.
La ricercatrice Setti ha poi aggiunto: “Confrontando i dati di ciascun gruppo è emersa un’alta similarità nell’attività sensoriale fra chi vede soltanto e chi sente soltanto. Questo significa che una parte della corteccia cerebrale, chiamata corteccia temporale superiore, reagisce in modo molto simile in tutti gli individui per arrivare ad una percezione integrata. Vale a dire che questa parte del cervello si attiva esattamente nello stesso modo in tutti i casi, anche quando non riceve stimoli visivi o uditivi e la ragione è nel fatto che è stata geneticamente programmata in questo modo”.
Il coordinatore e primo autore Ricciardi ha inoltre affermato che: “Qualsiasi risposta cerebrale in comune tra questi individui è indicativa di una funzione innata, presente indipendentemente dalle esperienze sensoriali avvenute dopo la nascita”.