Il Great Salt Lake dello Utah, il più esteso bacino salato dell’emisfero occidentale, potrebbe raggiungere il punto di non ritorno già entro la fine del 2024.
Una ricerca realizzata da un team di studiosi americani ha analizzato il Great Salt Lake dello Utah, il più esteso lago di acqua salata presente nell’emisfero occidentale rivelandone il rischio che possa scomparire entro i prossimi cinque anni con il rischio di esporre milioni di persone alla polvere tossica presente sul fondale. Per gli esperti, per far fronte al suo declino, occorrerebbero più di 1.200 miliardi litri di acqua ogni anno, sufficienti per riempire oltre 500mila piscine olimpioniche. In mancanza di questa quantità di acqua, scrivono gli studiosi in una pubblicazione del 4 gennaio, il lago potrebbe giungere al punto di non ritorno entro la fine del 2024. Ad oggi, spiegano gli studiosi, il bacino ha perso il 73% dell’acqua e il 60% della sua superficie dal 1850, con un calo del contenuto di acqua accelerato dal 2020, per alcune deviazioni che hanno privato il bacino di oltre due terzi del suo normale afflusso. Oggi si trova a circa 5,8 metri al di sotto del livello medio, in una condizione che per gli studiosi è “un pericolo senza precedenti”. Il Great Salt Lake offre un habitat naturale a circa 10 milioni di uccelli migratori e porta allo Utah circa 2,5 miliardi di dollari all’anno di attività economica, ma per salvarlo l’uso della sua acqua dovrebbe calare subito dal 30 al 50%. Il suo prosciugamento, inoltre, potrebbe avere impatti regionali e perfino emisferici.
Oltre alla mancanza d’acqua per le fattorie, le case, i serbatoi e per l’estrazione di minerali critici dalla salamoia, come litio e magnesio, il rapido calo del livello del lago potrebbe rappresentare infatti un grave pericolo per l’ambiente e la salute dell’uomo visto sul fondale sono presenti polveri tossiche miste a metalli e metalloidi pericolosi, come antimonio, rame, zirconio e arsenico che potrebbero essere sospinte dal vento, danneggiando le colture e degradando il terreno; se inalate, potrebbero accrescere l’incidenza delle patologie come l’asma, la bronchite, malattie al cuore e il cancro. Il calo del livello del bacino sta inoltre provocando un aumento della salinità al di sopra dei livelli considerati sicuri per le alghe e l’artemia salina, che sostengono la sua enorme rete alimentare, esponendo l’ecosistema della regione al collasso. “Dobbiamo abbattere velocemente il consumo di acqua o subirne le conseguenze. Non si può negoziare con la natura” hanno spiegato gli esperti, guidati dall’ecologo Benjamin Abbott della Brigham Young University di Provo, nello Utah. Ma non tutte le speranze sono perdute. Il Great Salt Lake viene alimentato dai fiumi Weber, Jordan e Bear, che a loro volta si alimentano attraverso lo scioglimento della neve sulle montagne Wasatch a est e a nord di Salt Lake City. La neve chem quest’anno è caduta in quantità superiori alla media, potrebbero comportare un aumento della quantità di acqua per reintegrare il bacino. Affinché ciò accada, spiegano gli scienziati, gli amministratori locali dovranno dichiarare misure di emergenza per impedire che venga deviata per altri scopi. “Abbiamo la necessità di tirare le leve di emergenza per portare l’acqua dalla neve al lago – ha spiegato Abbott – . Abbiamo già fatto progressi incoraggianti, con misure sostanziali approvate lo scorso anno che potranno incoraggiare la conservazione a lungo termine. Ma dobbiamo fare di più”.