Questo tipo di alimentazione appena scoperto potrebbe cambiare la nostra comprensione del ciclo del carbonio.
Un team di ricercatori dell’Università del Nebraska (USA) ha scoperto che una specie del genere Halteria, microscopici ciliati che popolano le acque dolci di tutto il mondo, si nutre esclusivamente di virus, dimostrando per la prima volta che una ‘dieta virovoria’ è sufficiente per sostenere la crescita fisiologica e persino aumentare la dimensione della popolazione di un organismo. Secondo gli scienziati, in precedenza era stato documentato che alcuni organismi unicellulari consumavano virus come parte della loro dieta. Tuttavia, si pensava che questi agenti patogeni non fornissero abbastanza nutrienti per rappresentare la loro principale fonte di cibo. Per verificare se i virus potessero rappresentare il cibo di alcune specie, gli esperti hanno isolato diversi microrganismi in gocce d’acqua, estratte da uno stagno del Nebraska, e hanno aggiunto ai campioni grandi quantità di clorovirus. Entro 24 ore, gli accademici hanno scoperto che una specie halteria ha iniziato a nutrirsi del virus. Per verificare questa osservazione, il team ha etichettato parte del DNA del clorovirus con un colorante fluorescente verde prima di ripetere l’esperimento. Dopo aver analizzato nuovamente i ciliati, hanno notato che il loro vacuolo, l’equivalente del loro stomaco, brillava di verde.
Dopo aver confrontato la diminuzione della quantità di clorovirus nei campioni con la crescita della halteria, hanno determinato che questi esseri hanno convertito circa il 17% della massa dei virus nella loro nuova massa. Questa scoperta, sottolineano i ricercatori, non solo implica la scoperta di una nuova forma di alimentazione, basata sui virus, ma potrebbe cambiare la comprensione del ciclo del carbonio. Secondo gli scienziati, infatti, una volta che i clorovirus infettano le alghe microscopiche, questi organismi unicellulari “scoppiano come palloncini“, rilasciando carbonio in acque libere che viene assorbito da altri microrganismi, in quello che descrivono come “un cupo programma di riciclaggio in miniatura e, apparentemente, in perpetuo“.