L’espulsione di materiale ha lanciato nello spazio più di un milione di tonnellate di rocce e ghiaccio
Il 22 novembre, un gruppo di ricercatori della British Astronomical Association ha osservato una grande eruzione dalla cometa 29P, un’enorme roccia ghiacciata che completa un’orbita intorno al Sole una volta ogni 15 anni. L’esplosione ha vomitato nello spazio più di un milione di tonnellate di detriti. 29P/Schwassmann-Wachmann (questo il nome completo del corpo celeste), ha un diametro di circa 60 chilometri ed è nota per essere la cometa più attiva dell’intero Sistema Solare. 29P appartiene anche a una famiglia di comete molto particolare. Si tratta, infatti, di una delle cento comete conosciute come ‘Centauri‘, nate nella lontana fascia di Kuiper, oltre Nettuno, e spinte da potenti forze gravitazionali verso un’orbita più vicina al Sole, tra Nettuno e Giove. I centauri si caratterizzano per le loro grandi dimensioni (che possono raggiungere diverse centinaia di chilometri), e sebbene risiedano molto lontano dalla Terra, a volte possono raggiungere il Sistema Solare interno, la regione occupata da Marte, Terra, Venere e Mercurio. Il motivo di queste ‘visite’, che secondo gli astronomi avvengono ogni 40.000 anni, è che le orbite dei Centauri tendono ad essere instabili, poiché ad ogni ‘giro’ subiscono l’influenza gravitazionale di pianeti giganti come Nettuno o Giove. Come spiegato su Spaceweather.com, un astronomo dilettante di nome Patrick Wiggins ha notato il 22 novembre che 29P stava notevolmente aumentando di luminosità. Successive osservazioni di altri astronomi hanno rivelato che l’aumento della luminosità era dovuto a una massiccia eruzione, la seconda più grande vista a 29P negli ultimi 12 anni. L’esplosione, affermano gli scienziati, è stata seguita da altre due esplosioni più piccole, il 27 e il 29 novembre. Tuttavia, queste eruzioni non erano di cenere ardente e magma, come nel caso della Terra, ma di gas estremamente freddi e ghiaccio dal nucleo della cometa. Questo insolito tipo di attività vulcanica è noto come “criovulcanismo“,ed è stato osservato non solo in altre comete, ma anche in diverse lune del nostro Sistema Solare, tra cui Encelado, Europa e Tritone. Tutti hanno in comune il fatto di avere una crosta superficiale fatta di ghiaccio e un nucleo anch’esso ghiacciato e solido. Nel corso del tempo, le radiazioni del Sole possono causare la sublimazione degli interni ghiacciati delle comete (passare direttamente da un solido a un gas), provocando un accumulo di pressione sotto la crosta. Quando la radiazione solare indebolisce anche la crosta, quella pressione fa sì che lo strato esterno si spezzi e il “criomagma” si spari nello spazio.
Nel caso di 29P, quel magma congelato è costituito principalmente da monossido di carbonio e azoto, oltre ad alcuni composti solidi e idrocarburi che avrebbero potuto fornire a pianeti come la Terra le materie prime per la vita. L’espulsione lanciata nello spazio da 29P il 22 novembre si è diffusa rapidamente a più di 56.000 chilometri di distanza dalla cometa e, secondo gli astronomi che l’hanno vista, sta ancora viaggiando a quasi 1.300 km/h. In totale si potrebbe parlare di più di un milione di tonnellate di materiale espulso. Le osservazioni confermano la precedente convinzione che le eruzioni di 29P abbiano molto a che fare con la sua rotazione. La lenta rotazione della cometa, in effetti, fa sì che la radiazione solare venga assorbita in modo non uniforme, innescando brillamenti. Finora, dicono i ricercatori, le esplosioni della cometa tendono a coincidere con il suo periodo di rotazione di 57 giorni. Ma c’è ancora di più. Gli scienziati ritengono che le eruzioni più esplosive di 29P seguano un ciclo regolare basato sulla sua orbita attorno al Sole. In effetti, sono state rilevate diverse forti eruzioni tra il 2008 e il 2010, e ora ci sono state due massicce esplosioni negli ultimi due anni. Pertanto, è probabile che ci sarà almeno un’altra grande eruzione dal 29P entro la fine del 2023.