Una commovente lettera d’amore trovata sopra il corpo mummificato di un uomo ha rivelato il dolore della moglie incinta 445 anni fa.
La lettera è stata trovata sul corpo mummificato di Eung-tae, un membro dell’antico clan coreano Goseong Yi, fino a quando non è stata portata alla luce nella città di Andong, in Corea del Sud. La nota era indirizzata a “Won’s Father” ed è stata tradotta in inglese subito dopo la sua scoperta. Accanto alla testa della mummia e racchiuso in un fragile involucro di carta, è stato ritrovato un paio di pantofole. Le pantofole erano tessute con i capelli della donna e sulla confezione c’erano scritte le parole: “con i miei capelli tesserò questo […] prima ancora che tu potessi indossarlo”. Questo potrebbe sembrare un regalo insolito da includere come oggetto di sepoltura, ma tale offerta si trova nella letteratura coreana ed è simbolica dell’amore e della speranza di guarigione da una malattia. Sebbene la vera causa della morte di quest’uomo rimanga sconosciuta, sembrerebbe che la guarigione non sia stata imminente. Poiché l’autore della lettera è anonimo, si sa poco di lei. Tuttavia, avendo appreso che il nome del marito è Eung-tae dalle lettere nelle tombe circostanti, sappiamo qualcosa di lui.
Si pensa che fosse un membro dell’antico clan coreano Goseong Yi, un gruppo originario dell’area della città di Andong. Le misure della mummia indicano che all’epoca era di altezza superiore alla media per gli uomini della zona e grazie al suo corpo ben conservato, gli archeologi sanno che aveva una barba scura e quello che è stato descritto come un “aspetto affascinante”. L’età in cui morì Eung-tae e il motivo della sua morte rimangono sconosciuti. Il corpo di Eung-tae era ben conservato perché posto in una bara di legno sigillata nel cemento. Chris Scarre, capo del dipartimento di archeologia dell’Università di Durham, ha spiegato che scoperte come questa danno vita al lato personale del campo dell’archeologia. “Voglio solo venire da te. Per favore, portami dove sei. I miei sentimenti verso di te non posso dimenticare in questo mondo e il mio dolore non conosce limiti. Dove metterei il mio cuore ora e come posso vivere con il bambino che mi manca… Quando do alla luce il bambino in me, chi dovrebbe chiamare padre? La triste lettera si conclude con una supplica speranzosa affinché il defunto la visiti nei suoi sogni. “Vieni da me nei miei sogni e mostrati in dettaglio… Vieni da me in segreto e mostrati. Non c’è limite a quello che voglio dire”.