L’obbiettivo della Football Association è di abbattere l’incidenza della demenza nei calciatori.
Una decisione che potrebbe rappresentare un apripista per il mondo del calcio è stata presa dalla Football Association scozzese che, dopo aver vietato i colpi di testa nel 2020 ai calciatori sotto i 12 anni negli allenamenti settimanali, ha allargato la decisione ai calciatori professionisti. Tutto ciò per evitare l’insorgenza della demenza in età adulta. Recenti ricerche, effettuate anche dall’Università di Glasgow, ha sottolineato la correlazione tra i colpi di testa nel calcio e le malattie neurodegenerative, con un’incidenza 3,5 più alta nella popolazione dei calciatori rispetto agli altri.
Ai giocatori scozzesi verrà dunque vietato di colpire di testa il giorno prima e il giorno dopo i matches. Alle squadre di calcio è stato inoltre consigliato di limitare i colpi di testa in allenamento ad una sola sessione ogni sette giorni a causa dei legami tra colpi di testa ripetuti di un pallone e danni cerebrali. La decisione della Scottish Football Association (SFA) giunge dopo che una ricerca ha dimostrato come gli ex giocatori professionisti presentavano oltre il triplo di più possibilità di incorrere in demenza e altre gravi patologie neurologiche. Le indicazioni entreranno in vigore subito. “Sappiamo che c’è un legame tra il deterioramento della memoria misurabile che dura da 24 a 48 ore dopo una serie di colpi di testa e che le proteine correlate al cervello possono essere rilevate nei campioni di sangue per un breve periodo” ha spiegato il medico della Federazione scozzese John MacLean.