“Mummie d’oro d’Egitto”: non è il titolo di un nuovo film uscito al cinema, bensì un’interessantissima mostra che si svolgerà all’inizio dell’anno prossimo grazie al lavoro di un team di ricerca del Manchester Museum dell’Università di Manchester in Inghilterra. L’eccezionalità dell’evento, tuttavia, non consiste solo nella possibilità di viaggiare nel tempo, a ritroso dei millenni, bensì anche nella sua finalità: sconvolgere i suoi visitatori.
Come? Semplicemente sfatando quella che per secoli è stata una certezza. Di cosa stiamo parlando? Della falsa credenza per cui la mummificazione servisse agli antichi egizi per conservare i corpi defunti. La mostra, al contrario, tenta di sensibilizzare i suoi futuri ospiti sia mostrando come in realtà questa convinzione sia errata sia il motivo per cui si è diffusa. Innanzitutto, come è stato pubblicato anche sul Guardian, la mummificazione veniva praticata per condurre il defunto verso l’aldilà e le divinità, e non per conservarne le spoglie. Ma com’è possibile che, dopo secoli di studi su studi sull’antico mondo egizio, si sia tramandata di ricerca in ricerca l’idea che la mummificazione avesse lo scopo di non far decomporre i corpi?
Lo spiega Campell Price, curatore museale in Egitto e Sudan: secondo gli archeologi vittoriani, gli antichi egizi credevano che i loro corpi fossero necessari per arrivare nell’aldilà, e questa convinzione spinse tali archeologi a ritenere valida l’ipotesi che il sale presente nei trattamenti per le mummificazioni servisse allo scopo di conservare il corpo per il viaggio dopo la morte. L’errore nasce dall’analisi dei componenti delle sostanze atte al processo di mummificazione, costituite da carbonato di sodio, bicarbonato di sodio, cloruro di sodio e solfato di sodio. Questo filone di ricerca, che si è poi affermato nel corso nel tempo, aveva associato le tecniche di conservazione del pesce con quelle della mummificazione: “L’idea era di conservare il pesce per mangiarlo in un momento futuro“, spiega Price a LiveScience, “quindi hanno presunto che ciò che veniva fatto al corpo umano fosse lo stesso del trattamento per i pesci”.