Ecco come saremo nel 3000: cervello piccolo, gobba e occhi spiritati, c’entra la tecnologia

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Fonte: Twitter/@maryamhdaher

Conoscete Mindy? È una donna con le mani ad artiglio, tre palpebre per occhio, la gobba, il collo tozzo e il cervello più piccolo della media. E viene da futuro.

No, non è uno scherzo grottesco, ma il prototipo dell’essere umano dell’anno 3000 progettato dagli esperti della società Toll Free Forwarding e da un grafico 3D. ll motivo di un cambiamento fisico così marcato? L’utilizzo sempre più marcato nelle nostre vite della tecnologia. Lo studio afferma che, nel giro di 1000 anni, di generazione in generazione la tecnologia avrà un impatto psicofisico profondo. Non solo il nostro aspetto sarà diverso, ma avremo dimensioni ridotte e ridotte prestazioni intellettive. Infatti, non dobbiamo dimenticarci che anche la nostra specie, nel corso del tempo, è soggetta alla selezione naturale, che millennio dopo millennio scarta e appunto tutti quegli elementi che, di volta in volta, più si confacciano al migliore adattamento all’ambiente esterno del momento. Ma andiamo a vedere perché le generazioni future avranno le caratteristiche di Mindy.

La gobba e il collo tozzo: questi elementi sono facili da contestualizzare, se pensiamo alle ore che la maggior parte di noi ormai, per lavoro, per studio o per svago, passa chino sulla tastiera del proprio computer o a scrollare i propri social sul cellulare. Come difatti afferma il dottor Caleb Backe di Maple Holistics, consultato da Toll Free Forwarding, “trascorrere ore a guardare il telefono affatica il collo e sbilancia la colonna vertebrale. Di conseguenza, i muscoli del collo devono effettuare uno sforzo extra per sostenere la testa. Stare seduti davanti al computer in ufficio per ore e ore significa anche che il busto è spinto in avanti rispetto ai fianchi, piuttosto che essere dritto e allineato”. La postura che più si adatta all’utilizzo costante di smartphone e PC, dunque, sarà quella selezionata e tramandata dal nostro DNA.

Passiamo alla mano ad artiglio. Il “text claw”, ovvero la posizione della mano con cui afferriamo e utilizziamo lo smartphone per scrivere i messaggi, è detta anche sindrome del tunnel cubitale e, insieme all’angolazione di 90° del gomito, può provocare un “allungamento del nervo ulnare che passa in un solco sul lato interno del gomito”, come spiega il dottor Nikola Djordjevic di Med Alert Help, comportando formicolio e debolezza nelle mani. “Tenere il gomito piegato a lungo, il più delle volte, tenendo il telefono, può allungare il nervo dietro il gomito e esercitare pressione su di esso”, continua il dottor Nikola Djordjevic.

Le triple palpebre: probabilmente il dettaglio più inquietante della nostra Mindy, sarebbe un adattamento contro il mal di testa e l’affaticamento degli occhi dovuti dalla costante esposizione alla luce artificiale dei nostri inseparabili smartphone e computer. La testa, più piccola, presenterebbe poi un cranio più spesso per proteggerci dalle radiazioni a radiofrequenza. Lo studio dovrebbe far riflettere se sia giusto che la tecnologia possa influenzare così pesantemente la nostra evoluzione futura, con dei danni psicofisici già attualmente riscontrabili in chi ne abusa e non corregge le posture sbagliate. Insomma, speriamo che la cara Mindy resti solo un prototipo in 3D.