Identificato un dipinto danneggiato dalla spaventosa esplosione di Beirut: è un’opera italiana ‘perduta’

La catastrofica esplosione avvenuta nel porto di Beirut il 4 agosto 2020, che ha provocato la morte di 218 persone ed il ferimento di altre 7000, è ancora viva nella memoria della popolazione, con la rabbia dell’opinione pubblica andata, nei giorni seguenti, crescendo dopo che è aumentata la possibilità che dietro la catastrofe vi fosse la negligenza del governo sullo stoccaggio di tonnellate di nitrato di ammonio. Ebbene negli ultimi giorni un dipinto anonimo rimasto danneggiato nella maxi deflagrazione è stato ‘identificato’. Si tratta di un dipinto perduto da tempo riconducibile all’artista Artemisia Gentileschi e risalente al 17esimo secolo, secondo quanto riportato dal New York Times. Il dipinto ha subito danni mentre si trovava nel Palazzo Sursock, edificio storico di proprietà di Yvonne Sursock, membro dell’omonima ricca e influente famiglia.

La donna è morta a causa delle gravissime ferite riportate nell’esplosione: il palazzo custodiva una vasta collezione d’arte accumulata dai suoi genitori, Alfred Sursock e Donna Maria Teresa Serra di Cassano che, insieme, hanno collezionato dipinti barocchi italiani e libanesi del XIX e XX secolo. E tra di essi anche un dipinto di Gentileschi, pittore barocco molto amato. Danneggiato nell’esplosione, l’opera è stata inviata ad esperti di restauro che sono riusciti a giungere alla conclusione sulla paternità del dipinto. “Molti dipinti presumibilmente realizzati da Artemisia sono arrivati quì nella speranza che ne venisse accertata l’autenticità ma siamo rimasti per gran parte delle volte delusi”, ha dichiarato una studiosa di Gentileschi, Sheila Barker, al Times. “Eppure da questo angolo completamente inaspettato del Mediterraneo meridionale è emerso questo straordinario esempio del genio maturo di Artemisia”.

Il dipinto, in fase di restauro al Getty Museum di Los Angeles raffigura una scena del mito di Onfale, regina di Lidia, ed Ercole, in cui Ercole è costretto a diventare il servo di Onfale per un anno. Il mito è stato interpretato dagli artisti sia per il suo lato erotico che per quello comico. Ercole è spesso raffigurato mentre fa un lavoro che all’epoca spettava solo alle donne mentre Omphale ozia nel mantello di pelle di leopardo di Ercole e tiene in mano la sua iconica mazza in legno d’ulivo.