Decifrata misteriosa iscrizione scoperta nel Santuario del Falco

Svelati nuovi ed incredibili dettagli su un misterioso gruppo nomade noto come Blemmi.

Resti di falchi senza testa trovati in un antico porto egiziano sulla costa del Mar Rosso hanno rivelato nuovi dettagli su un misterioso gruppo noto come Blemmi e sul loro culto del dio lunare Khonsu. Secondo un’iscrizione trovata in uno scavo nel porto tolemaico-romano di Berenike, alcuni aspetti dei rituali religiosi erano vietati all’interno di quello spazio sacro, vale a dire la bollitura delle teste di falco in preparazione dell’offerta in un rituale sacro. “È improprio bollire una testa qui dentro”. Prima del suo abbandono, qualche tempo prima della metà del VI secolo d.C., Berenike era parzialmente abitata dai semi-nomadi Blemmyes. Il sito su cui è stato ritrovato il santuario, chiamato Complesso Settentrionale, è una struttura composta da una serie di edifici.

Al loro interno ci sono indizi che suggeriscono la cultura e le credenze dei Blemmi, comprese le iscrizioni che nominano i re Blemmiani. “Non si sa nulla delle credenze e delle pratiche religiose dei Blemmi, a parte la loro associazione con i templi di Philae e Kalabsha sul Nilo. L’attuale santuario potrebbe dimostrare che rispettavano la tradizione egiziana e sviluppavano pratiche cultuali in cui i falchi venivano offerti al dio egizio Khonsu, in un modo non attestato in Egitto, ma che tradisce ancora le sue origini nelle idee sviluppate nei templi del Nilo Valle.” Il Santuario del Falco si compone di due piccole stanze rettangolari, con porte poste su una asse, nello stile di un santuario egizio, con elementi decorativi egizi. Nella stanza di fondo, gli archeologi hanno individuato un podio, su cui sarebbe stata collocata una statua del dio, e un supporto rotto su cui sarebbero state collocate le offerte. Scoperti 735 resti di animali: ossa di pesci, uccelli e mammiferi e frammenti di gusci d’uovo, in diversi punti della stanza. Le ossa dei mammiferi, ha accertato il team, provenivano da sei specie: maiale, asino, dromedario, pecora, capra e bovino. La maggior parte dei resti erano ossa di uccelli, provenienti da tre specie di falco: falco pellegrino, falco saker e gheppio comune. Insieme, rappresentavano 15 singoli uccelli, 13 dei quali erano stati decapitati e 14 dei quali furono posti ai piedi del piedistallo. Un falco pellegrino è stato trovato intatto, accuratamente riposto sotto un vaso capovolto in un angolo della stanza. Non è chiaro se gli uccelli fossero selvatici o allevati a scopo di sacrificio, una pratica comune nell’antico Egitto. Anche i gusci d’uovo sono stati identificati come appartenenti a uova di falco. “È improprio bollire una testa qui dentro”, Si tratta di un divieto che avverte il lettore di non dedicarsi a quella che era chiaramente considerata un’attività profana: la bollitura o la cottura di una testa, presumibilmente quella di un falco, all’interno di un determinato luogo – in questo caso, il santuario in cui era trovato”, scrivono i ricercatori. “Ipotizziamo che gli animali sacrificali fossero bolliti prima di essere presentati al dio, forse per facilitare lo spiumatura delle loro penne, e che le loro teste fossero state rimosse, secondo la prescrizione sulla stele“.