A causa del cambiamento climatico gli uccelli stanno migrando in anticipo, le specie più influenzate

migrazione uccelli
Fonte: Twitter/@LipuOnlus

Tutti sappiamo dell’esistenza degli uccelli migratori, che svernano in Paesi caldi e tornano a nidificare sempre dove sono nati. Ma anche per loro il cambiamento climatico sta producendo dei danni; lo ha appurato uno studio guidato dall’Università di Milano e pubblicato sulla rivista Ecological Monographs, che ha analizzato 684 specie di uccelli in tutto il mondo dal 1811 al 2018.

A capo dello studio Andrea Romano, che sostiene: “Gli organismi stanno rispondendo alle variazioni ambientali ed ecologiche, ad esempio modificando la propria distribuzione verso regioni che sono diventate climaticamente più idonee, oppure attraverso un cambiamento delle tempistiche delle attività, come riproduzione e migrazione. Tuttavia, queste risposte si dimostrano spesso insufficienti per tenere il passo del cambiamento climatico e molte popolazioni hanno manifestato profondi cali demografici. Tanto che si stima che il cambiamento climatico possa rappresentare la principale fonte di estinzione locale nei prossimi decenni”.

In pratica si è appurato che gli uccelli stiano anticipando, dal 1811 ad oggi, le migrazioni primaverili ed il periodo di riproduzione di 2-3 giorni ogni decennio.

Anche un’altra persona si è occupata del fenomeno, la naturalista e giornalista scientifica Francesca Buoninconti, che ne ha parlato su Oikos: “Si stima che in Europa il picco di disponibilità alimentare in primavera si stia anticipando tra i 9 e i 20 giorni: gli uccelli migratori, di conseguenza, stanno cercando di arrivare a loro volta in anticipo a destinazione. Molte specie stanno riducendo la durata delle soste durante il viaggio di circa il 20%, soste che però servono per riposarsi e rifocillarsi, per ricostituire le riserve energetiche prima di continuare il viaggio. Quindi rischiano di più per guadagnare tempo e arrivare prima, ma l’anticipo che riescono a guadagnare è di circa una settimana: troppo poco”. Ancora una volta i danni causati dall’uomo al nostro Pianeta ricadono sugli animali indifesi.