Per gli esperti ci saranno conseguenze notevoli sul clima.
Un evento record ha segnato l’inizio dell’anno in corso, il 15 gennaio, con l’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Haʻapai nel Regno di Tonga. L’evento, di portata catastrofica, ha fatto sparire dalle cartine geografiche la piccola isola ed ha sprigionato una potenza paragonabile a 500 bombe atomiche di Hiroshima. Si tratta dell’eruzione più forte del secolo; talmente potente che l’onda di pressione prodotta ha fatto il giro del pianeta per ben due volte, inoltre sono state generate onde gravitazionali atmosferiche rilevate sin nello spazio. L’esplosione improvvisa, mostrata dai vari filmati satellitari, ha scatenato onde alte 15 metri con la morte di diverse persone su isole distanti oltre che un pennacchio alto più di 30 chilometri. Le conseguenze di questa esplosione apocalittica sono ancora oggetto degli studi da parte degli scienziati; una ricerca appena pubblicata, ad esempio, ha determinato che l’eruzione ha riversato nell’atmosfera ben 50 milioni di tonnellate di vapore acqueo, una quantità tale da poter aumentare il riscaldamento globale della Terra, già aggravato dalle emissioni di gas serra. A stimare la gigantesca quantità di vapore prodotto dall’esplosione vulcanica e le possibili conseguenze sul clima, è stato un team di esperti guidato da Holger Vomel del Centro nazionale per la ricerca sull’atmosfera di Boulder (Stati Uniti). Gli esperti hanno stimato la mole di vapore acqueo proiettata nella stratosfera attraverso delle radiosonde sui palloni meteorologici. Secondo gli scienziati questi fenomeni possono alterare per diversi anni sia la chimica che i processi dinamici dell’alta atmosfera. “Visto che il vulcano era sott’acqua, la quantità di vapore acqueo nel pennacchio stratosferico in via di sviluppo era molto alta e, a differenza di altre grandi eruzioni, potrebbe aver aumentato la mole di vapore acqueo stratosferico globale del 5%”, hanno spiegato Vomel e gli altri espeti nella ricerca.
L’aumento della concentrazoine di umidità nella stratosfera, secondo gli esperti, potrebbe provocare il raffreddamento stratosferico e un conseguente riscaldamento della superficie. Il vapore assorbe la radiazione solare e la rilascia in forma di calore. Una quantità di 50 milioni di tonnellate di vapore aggiuntiva nella stratosfera provocherà inevitabilmente una crescita delle temperatue nei prossimi mesi, anche se l’entità di tale ameno non è ancora determinabile. Importanti eruzioni hanno prodotto un calo della temperatura superficiale, ma in questo caso, trattandosi di vapore acqueo, l’effetto sarà opposto.
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