Si chiama Synanceia verrucosa, è conosciuto anche comunemente come Pesce Pietra ed è considerato tra i più velenosi al mondo sebbene raggiunga appena i 40 centimetri. Alla vista, quando si riesce a vederlo, è abbastanza buffo. Coperto di bitorzoli, dal colore bruno rossiccio utile a mimetizzarsi, presenta 13 spine sul suo dorso che usa quando si sente minacciato o è in cerca di cibo; si difende infatti iniettando il veleno contenuto nelle ghiandole nei suoi aculei.
Sembrerà strano ma anche se si tratta di un pesce velenoso è comunque commestibile; si trova spesso in alcuni ristoranti in Giappone ed è anche facile vederlo nei mercati ittici. In effetti più che velenoso sarebbe opportuno chiamarlo velenifero; la sua arma letale come detto è una cardiotossina in grado di scatenare reazioni a catena che, nei casi più gravi, possono portare attacchi cardiaci, paralisi e il decesso.
Il pesce pietra si nutre prevalentemente di piccoli pesci e invertebrati e non è pericoloso per l’uomo se non a causa degli incidenti dovuti al suo mimetismo. Come leggiamo su Mar Rosso: “Un predatore che dovesse scovare un pesce pietra, lo potrebbe aggredire solo dall’alto, ecco perché gli scorpenidi più che sulla rapidità nella fuga hanno puntato sull’evoluzione dei raggi veleniferi, che infilandosi in bocca prima del resto del corpo provocano una reazione dolorosissima nel predatore, che a sua volta sarà costretto a sputare via la preda. Il pesce pietra in particolare è pericoloso anche per i subacquei in quanto secerne un veleno lattiginoso che contiene una miscela di tossine composte da diverse sostanze ad azione neurotossica, miotossica, cardiotossica, e citotossica. Se non curata la puntura può essere letale. Il suo veleno è termolabile e quindi, in caso di puntura, è consigliabile immergere la parte colpita in acqua molto calda in attesa dell’arrivo del medico che somministri l’antidoto”.