Per gli scienziati è urgente un sistema di cura internazionale per tutti i pazienti COVID con ”risposte globali, coordinate e rapide”.
Già pochi mesi dopo l’inizio della pandemia di COVID-19 gli esperti di tutto il mondo hanno rilevato, tra gli altri sintomi, danni neurologici di diversa natura nei pazienti. Dalla nebbia mentale agli ictus passando per l’encefalite, le patologie scoperte dai medici hanno subito dimostrato una possibile correlazione tra il Nuovo Coronavirus e i danni al cervello, anche a lungo termine. Ora una nuova ricerca ha approfondito il tema analizzando a tutto tondo i rischi di disturbi neurologici nelle persone contagiate dal virus, facendo emergere un impatto significativo del patogeno, sia per la quantità di soggetti coinvolti che per la gravità delle conseguenze sul cervello. A realizzare la nuova ricerca è un team di studiosi del Centro di epidemiologia clinica del VA St. Louis Health Care System, in stretta collaborazione col Veterans Research and Education Foundation di St. Louis e col Dipartimento di Medicina dell’Università di Washington. Gli studiosi, guidati dal professor Ziyad Al-Aly, sono giunti a queste conclusioni dopo aver studiato più di quaranta tipi di disturbi neurologici in tre gruppi di partecipanti: circa 154.000 veterani americani contagiati e risultati positivi al tampone oro-rinofaringeo in un periodo compreso tra il primo marzo 2020 e il 15 gennaio 2021; 5,6 milioni di soggetti negativi nello stesso periodo e 5,8 milioni di soggetti con cartelle cliniche che dimostravano fattori di rischio in un periodo precedente alla venuta della pandemia.
Mettendo insieme le informazioni è emerso che i contagiati da Covid, a 12 mesi dalla guarigione della fase acuta dell’infezione, mostravano probabilità maggiori del 7% di avere problemi neurologici rispetto agli altri come “ictus ischemico ed emorragico, disturbi cognitivi e della memoria, disturbi del sistema nervoso periferico, disturbi episodici come emicrania e convulsioni, disturbi extrapiramidali e del movimento, disturbi della salute mentale, disturbi muscoloscheletrici, disturbi sensoriali, sindrome di Guillain-Barré ed encefalite o encefalopatia”, riferiscono gli esperti nello studio. Nello specifico è emerso che, rispetto ai gruppi di controllo, i soggetti contagiati dal SARS-CoV-2 mostravano oltre l’80% o in più di rischi di avere problemi di memoria, come la “nebbia mentale”. I soggetti affetti da Covid mostravano probabilità superiori del 50% di subire un ictus come conseguenza dei coaguli di sangue, una delle complicanze della infezione; l’80% in più di possibilità di avere convulsioni; il 43% in più di avere problemi di salute mentale come l’ansia e la depressione, il 42% di manifestare tremori e altri problemi legati ai movimenti e il 35% di cefalea. Nei soggetti ricoverati i rischi aumentavano. “I risultati dimostrano gli effetti devastanti a lungo termine dell’infezione da coronavirus”, ha spiegato Ziyad Al-Aly. A causa dell’enorme quantità di soggetti contagiati, i disturbi neurologici potrebbero riguardare milioni di persone in tutto il mondo con ricadute sul sistema sanitario, sociale ed economico significative. Perciò è indispensabile affrontare l’emergenza con risposte “globali, coordinate e rapide“.
Fonte: