I diamanti sono tanto preziosi quanto rari, ma a quanto pare potrebbe essere più semplice adesso produrli in laboratorio, o meglio, riciclarli. Come? Dal materiale più inquinante che esista, la plastica. A condurre l’esperimento sono stati i ricercatori del laboratorio Helmholtz-Zentrum Dresden–Rossendorf (HZDR), dell’Università di Rostock e dell’École Polytechnique, i quali utilizzando un potente laser a raggi X diretto verso una pellicola di PET, la plastica utilizzata dalle normali bottiglie, per intenderci, sono riusciti a produrre nanodiamanti.
I ricercatori hanno cercato di riprodurre ciò che accade sui pianeti Nettuno e Urano, dove ci sono frequenti piogge di diamanti. Come riporta Focus: “Ormai da diverso tempo gli scienziati sono convinti che la pressione estrema dentro Urano o Nettuno, a migliaia di km di profondità, riesca a scindere gli idrocarburi che compongono questi giganti gassosi provocando la formazione di diamanti”.
Il primo esperimento era avvenuto nel 2017 quando “Arrivati a oltre 4.700 gradi °C e 150 gigapascal (le condizioni che si pensa ci siano a 10.000 km di profondità nei due pianeti) era stato possibile osservare per un istante una pioggia di diamanti grandi alcuni milionesimi di millimetro, mentre si formavano dentro al materiale plastico”.
Ma, appunto, il fenomeno era stato troppo breve poiché mancava un ingrediente fondamentale: l’ossigeno. Per questo motivo hanno deciso di riprovarci usando al posto del polistirene il PET, contenente appunto ossigeno. Gli scienziati pensano che “Dentro Urano e Nettuno si formerebbero diamanti molto più grandi di quelli ottenuti in laboratorio. Con il tempo, essi sprofonderebbero negli strati ancora inferiori di ghiaccio posizionandosi infine attorno al nucleo solido dei pianeti”.
Purtroppo al momento questo processo non è ancora applicabile poiché troppo dispendioso, ma chissà che in futuro non avremo un nuovo input per riciclare la plastica. I nanodiamanti oggi sono molto utilizzati ad esempio nell’elettronica quantistica, nella chirurgia; in medicina. Inoltre agevolano la produzione di idrogeno e sono utili nei processi di pulizia e purificazione delle acque.