Il Mediterraneo è il mare più invaso al mondo da 200 specie esotiche in 130 anni, ecco lo studio

Mediterraneo invaso nuove specie
Fonte: Twitter/@Agenpress

Paese che vai, specie animali che trovi, per parafrasare un famoso detto. In realtà, almeno per quanto riguarda il mare, non è più così; pare infatti che il nostro Mar Mediterraneo sia il mare più invaso dalle specie ittiche esotiche. Lo afferma una ricerca coordinata dall’Istituto per le risorse biologiche e biotecnologie marine (Cnr-Irbim) di Ancona e pubblicata sulla rivista Global Change Biology la quale afferma che, a causa del cambiamento climatico negli ultimi 130 anni abbiamo subito l’invasione di circa duecento nuove specie ittiche.

Ernesto Azzurro, coordinatore della ricerca, spiega: “Lo studio dimostra come il fenomeno abbia avuto un’importante accelerazione a partire dagli anni ’90 e come le invasioni più recenti siano capaci delle più rapide e spettacolari espansioni geografiche. Da oltre un secolo, ricercatori e ricercatrici di tutti i Paesi mediterranei hanno documentato nella letteratura scientifica questo fenomeno, identificando oltre 200 nuove specie ittiche e segnalando le loro catture e la loro progressiva espansione. Grazie alla revisione di centinaia di questi articoli e alla georeferenziazione di migliaia di osservazioni, abbiamo potuto ricostruire la progressiva invasione nel Mediterraneo”.

Ma da dove arriva questa invasione? Principalmente dal Canale di Suez, ma, continua Azzurro “ci sono, tuttavia, altri importanti vettori come il trasporto navale ed il rilascio da acquari. I ricercatori hanno considerato anche la provenienza atlantica tramite lo stretto di Gibilterra.”

Purtroppo se da un lato queste nuove specie creano nuove risorse per la pesca, dall’altro “molti ‘invasori’ provocano il deterioramento degli habitat naturali, riducendo drasticamente la biodiversità locale ed entrando in competizione con specie native, endemiche e più vulnerabili. Il ritmo della colonizzazione è così rapido da aver già cambiato l’identità faunistica del nostro mare; pertanto ricostruire la storia del fenomeno permette di capire meglio la trasformazione in atto e fornisce un esempio emblematico di globalizzazione biotica negli ambienti marini dell’intero pianeta”.