Il corpo umano è una macchina meravigliosa; le ossa ad esempio sono composte da una materia porosa che le rende un perfetto mix tra elasticità e robustezza, e nel corso degli anni vengono continuamente ricostruite e rinnovate, per tutta la vita. In un adulto ad esempio la velocità di ricambio del tessuto osseo è di circa il 2-3% all’anno; quando questo meccanismo si inceppa possono insorgere alcune patologie come l’osteoporosi, quando cioè la struttura interna dell’osso non viene più riempita dal rinnovamento cellulare.
Si è sempre detto che latte e formaggio apportano calcio, utile a combattere questa patologia ossea, ma per chi ha colesterolo alto diventa problematico mangiarne. Ebbene, forse si può combattere l’osteoporosi mangiando formaggio senza doversi preoccupare anche del colesterolo. Almeno è quanto emerge da uno studio clinico comparativo pubblicato sulla rivista BMJ Nutrition Prevention & Salute.
I ricercatori hanno studiato un gruppo di 66 donne facendo mangiare ad alcune di loro per 6 settimane una piccola porzione di Jarlsberg, un formaggio norvegese, e ad altre il noto Camembert, i quali hanno contenuti simili di grassi e proteine, ma a differenza del Camembert, il Jarlsberg è ricco di vitamina K2. Dopo le sei settimane tutte hanno mangiato solo il formaggio norvegese. Alla fine del periodo di prova gli scienziati hanno rilevato che coloro che avevano mangiato una piccola porzione di formaggio norvegese ogni giorno, presentavano un numero maggiore di marcatori biochimici del turnover osseo, inclusa l’osteocalcina e la vitamina K2.
Inoltre i livelli di colesterolo sono diminuiti significativamente nel secondo gruppo dopo il passaggio al formaggio Jarlsberg, così come è diminuita l’emoglobina glicata, ovvero la quantità di glucosio bloccata nei globuli rossi. Sumantra Ray, direttore esecutivo NNEdPro Global Center for Nutrition and Health, ha commentato: “Questo studio mostra che mentre il calcio e la vitamina D sono noti per essere estremamente importanti per la salute delle ossa, ci sono altri fattori chiave in gioco, come la vitamina K2, che forse non è così nota”.