La scienza ci ha insegnato che l’Homo erectus, cioè l’essere umano in grado di camminare dritto, ha sviluppato questa capacità circa 1,8 milioni di anni fa. Oggi ci sarebbero delle prove che quanto creduto finora sarebbe inesatto.
Un team guidato dal Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) francese ha pubblicato uno studio sulla rivista Nature nel quale spiega di aver analizzato dei resti ossei rinvenuti nel 2001 nel sito di Toros-Menalla situato nel deserto del Djurab in Ciad.
Per l’esattezza si tratterebbe di tre ossa provenienti dagli arti superiori e inferiori il cui studio ha portato i ricercatori a ritenere che appartenessero al Sahelanthropus tchadensis, un antico ominide vissuto in Africa Centrale ben 7 milioni di anni fa.
Nell’articolo si legge: “Questi risultati suggeriscono che gli ominidi fossero già bipedi intorno ai 7 mA, ma suggeriscono anche che l’arrampicata arborea fosse probabilmente una parte significativa del loro repertorio locomotore”.
In pratica il nostro antenato camminava su due gambe ma nello stesso tempo sapeva muoversi a quattro zampe e arrampicarsi sugli alberi. Il paleoantropologo Daniel E. Lieberman dell’Università di Harvard spiega: “Alcuni milioni di anni dopo, pure Australopithecus si è evoluto per essere un efficiente camminatore pur mantenendo vari adattamenti necessari ad arrampicarsi sugli alberi. E’ solo nel genere umano, Homo, che si sono persi gli adattamenti necessari per muoversi tra gli alberi mentre diventavano abili corridori. Detto questo sappiamo poco altro dell’andatura di Sahelanthropus. Un mix di camminata e arrampicata ha senso, considerato che Sahelanthropus viveva vicino a un lago con una foresta adiacente”.
Questa deduzione non è altro che la conferma alle ipotesi già avanzate in passato quando si era osservato che l’orientamento e la posizione anteriore del foro occipitale del cranio di un Sahelanthropus tchadensis già aveva fatto ritenere che l’andamento fosse su due gambe.