La formazione ha all’incirca la stessa età del famoso cratere Chicxulub (Yucatan, Messico).
Un team di scienziati ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista Science Advances in cui annuncia la scoperta di quello che sembra essere un cratere da impatto di un asteroide che potrebbe essere collegato in qualche modo alla scomparsa dei dinosauri. Il cratere è stato identificato mappando il fondale marino utilizzando il metodo della “riflessione sismica“, che funziona in modo simile ai dati degli ultrasuoni, cioè invia onde di pressione attraverso l’acqua rilevando l’energia che si riflette sul fondo. Dopo aver analizzato questi dati, geofisici e geologi hanno scoperto quello che sembra essere un grande cratere largo circa 10 chilometri e profondo diverse centinaia di metri, sepolto sotto sedimenti stratificati sull’altopiano della Guinea nell’Africa occidentale. L’aspetto più intrigante di questo cratere, chiamato Nadir, dal vicino vulcano sottomarino omonimo, è che ha all’incirca la stessa età del cratere Chicxulub (Yucatan, Messico), causato da un enorme asteroide alla fine del periodo Cretaceo circa 66 milioni di anni fa e che si ritiene che abbia spazzato via i dinosauri.
Per questo motivo, i ricercatori ipotizzano che entrambe le formazioni siano correlate e propongono due teorie. Il primo è che potrebbero essersi formati dalla rottura di un asteroide genitore: con il frammento più grande risultante nel cratere Chicxulub e uno più piccolo nel cratere Nadir. In tal caso, gli effetti dell’impatto di Chicxulub avrebbero potuto moltiplicarsi, esacerbando la gravità dell’estinzione di massa. La seconda teoria suggerisce che Nadir faccia parte di un “ammasso d’impatto” di lunga durata, formato da una pioggia di asteroidi che ha attraversato il sistema solare e ha colpito i pianeti, inclusa la Terra, per un periodo di tempo più lungo, forse un milione di anni o più. Tuttavia, gli scienziati non possono affermare in modo definitivo che il cratere Nadir sia stato formato dall’impatto di un asteroide fino a quando non verranno prelevati campioni fisici di suolo e ed identificati minerali formati solo da pressioni d’urto. A tal fine, hanno già presentato una proposta per perforare nell’area con l’aiuto del progetto International Ocean Discovery Program.