Se vi capita di passare da Trieste e voler fare un bagno alla spiaggia dello stabilimento La lanterna noto anche come Pedoncin, vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo. Perché? Per accedere alla spiaggia uomini e donne devono farlo tramite due ingressi separati, e una volta dentro saranno comunque celati alla vista gli uni dagli altri da un muro di cemento alto circa 3 metri.
Questo stabilimento è stato costruito alla fine dell’800 quando, sotto il dominio austriaco, il Comune decise di costruire dei bagni in città che fossero fruibili dai cittadini che in questo modo non avrebbero dovuto allontanarsi troppo da essa. Come era in uso all’epoca, la spiaggia venne divisa da uno steccato, sostituito poi da un muro. Questo è stato abbattuto nel 1960, ma i triestini ne hanno richiesto la ricostruzione per ripristinare la divisione tra uomini e donne, facendone di fatto l’ultimo del suo genere forse in tutta Europa.
Uno dei motivi per il quale i triestini hanno preso una simile decisione non è, come confermano essi stessi, una questione di essere bigotti ma al contrario di sentirsi liberi. Le donne, accompagnate dai bimbi fino a 12 anni, possono stare in topless e sentirsi a loro agio lontane da sguardi indiscreti.
L’ingresso allo stabilimento Pedoncin fino al 1984 è stato gratuito, dopodiché è stato introdotto il dazio di appena un euro senza limiti di tempo per quanto riguarda la permanenza al suo interno. La spiaggia è famosa, tanto che gli è stato dedicato un film documentario presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 2016, dal titolo evocativo L’ultima spiaggia, diretto da Thanos Anastoupolos e David Del Degan.