Scoperto batterio atipico che si nutre di zolfo e metano

Gli scienziati hanno scoperto, per la prima volta, un ceppo in grado di nutrirsi contemporaneamente di questi due composti.

Le zone umide sono la principale fonte naturale di metano, un importante gas serra. In queste aree umide esistono dei cicli dello zolfo e del metano; processi strettamente collegati. Un importante ciclo dello zolfo, ad esempio, può inibire la metanogenesi. In pratica, lo zolfo ‘contrasta’ la produzione di metano. La scienza conosce diversi tipi di batteri che si nutrono di metano ed altri di zolfo, quindi l’equilibrio tra i due regola la produzione di questi gas. Ma fino ad oggi non era mai stato trovato nessuno che consumasse entrambe le sostanze, potendo anche ingerirle contemporaneamente attraverso un processo che restituisce una visione differente su ciò che sappiamo riguardo il funzionamento dei cicli nelle zone umide. I risultati sono stati appena pubblicati su PNAS. Finora non era stato dimostrato che il consumo di zolfo e metano fosse metabolicamente compatibile; a meno che non possano essere espressi simultaneamente in un unico organismo. “Questi risultati suggeriscono che i batteri mixotrofi ossidanti metano/zolfo rappresentano una componente precedentemente trascurata dei cicli ambientali del metano e dello zolfo“, spiegano gli autori nel loro studio.

Scoperto batterio atipico che si nutre di zolfo e metano

Sung-Keun Rhee e colleghi descrivono un ceppo di batteri chiamato Methylovirgula thiovoransHY1, che cresce grazie al metano, alcoli, acidi organici e alcani a catena corta, ma anche grazie ai composti inorganici dello zolfo. Quando lo zolfo è abbondante nei sedimenti delle zone umide, i batteri che si nutrono di zolfo tendono a prosperare e reindirizzare il flusso di elettroni e carbonio lontano dagli organismi che producono metano per produrre energia, limitando le emissioni di metano dal suolo. Pertanto, la scoperta del ceppo batterico, precedentemente trascurato nel metabolismo ambientale, pone le basi per una migliore comprensione dei cicli dello zolfo e del metano nelle zone umide naturali e artificiali. Si tratta di una scoperta importante perché le zone umide possono rappresentare ambienti chiave per combattere il cambiamento climatico. Circa l’85% delle zone umide presenti nel 1700 erano andate perdute nel 2000, molte delle quali prosciugate per convertirle in usi urbanizzati, agricoli o altri usi “produttivi”, secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. La loro scomparsa, tre volte più rapida di quella delle foreste, rappresenta una minaccia esistenziale per centinaia di migliaia di specie animali e vegetali.