Il nostro pianeta continua ad aumentare la velocità di rotazione.
Un nuovo record quello toccato dalla velocità del nostro pianeta che il 22 giugno scorso ha terminato un giro con 1,59 secondi in meno rispetto alle classiche 24 ore. Si tratta del giorno più corto dall’inizio delle registrazioni con gli orologi atomici. La velocità di rotazione del nostro pianeta è un dato che varia e, anche tra un giorno all’altro, il nostro pianeta può impiegare un millisecondo in più o in meno per completare un giro completo intorno a se stesso. Una piccola accelerazione è stata registrata negli ultimi anni. Già nel 2020 venne registrato un giorno insolitamente corto con 1,47 millisecondi in meno. Era il 19 luglio. Da allora il nostro pianeta ha continuato ad ”accelerare” anche se il giorno più breve dell’anno successivo è stato leggermente più lungo rispetto a quello precedente. Nel 2022 la Terra ha continuato la sua accelerazione con il record del 29 giugno che è risultato il giorno più breve nell’era dell’orologio atomico con 1,59 millisecondi in meno mentre il 26 luglio ha toccato i -1,50 millisecondi sfiorando il record precedente.
Ma cosa c’è all’origine di questo fenomeno? Secondo gli esperti potrebbero esserci dei mutamenti negli strati interni o esterni della Terra, ma anche gli oceani, le maree e il clima. Alla riunione annuale della Asia Oceania Geosciences Society che si terrà la prossima settimana (presentazione SE05_A009), Leonid Zotov, con i colleghi Christian Bizouard e Nikolay Sidorenkov, suggerirà che l’attuale diminuzione della lunghezza della giornata potrebbe avere qualche relazione con la cosiddetta “oscillazione di Chandler’‘, un lieve movimento irregolare dei poli geografici della Terra attraverso la superficie del globo. “L’ampiezza normale dell’oscillazione di Chandler è di circa tre o quattro metri sulla superficie terrestre,” ha spiegato Zotov a Time and Date. Una promettente teoria per spiegare l’oscillazione di Chandler fu avanzata nel 2001 da Richard Gross del Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology. Usando modelli di momento angolare dell’atmosfera e degli oceani, in una simulazione a computer, l’esperto dimostrò che tra il 1985 e il 1996 il Chandler wobble fu provocato da una combinazione di processi atmosferici ed oceanici. Il fenomeno dominante era stata la fluttuazione della pressione sul fondale oceanico. Gross scoprì che per circa due terzi, l’oscillazione è provocata da tale fluttuazione che, a sua volta, ha origine delle correnti oceaniche causate da variazioni di temperatura, salinità e vento. La parte rimanente è invece dovuta ad effetti atmosferici.