Per la prima volta è stata utilizzata la tecnologia quantistica su un vulcano attivo; sull’Etna è stato adoperato un gravimetro atomico per registrare le variazioni di massa subsuperficiale e i risultati di questo studio durato quattro mesi, sono stati pubblicati su Geophysical Research Letters.
Daniele Carbone, ricercatore dell’INGV-OE e coautore dell’articolo ha spiegato: “L’AQG, installato nella zona sommitale dell’Etna, ha fornito una serie temporale gravimetrica di buona qualità e non affetta dei problemi strumentali che interessano altri gravimetri. Anche in condizioni ambientali sfavorevoli, è stato possibile rilevare piccole variazioni di gravità su scale temporali diverse, che riflettono ridistribuzioni di massa profonde legate alla dinamica del vulcano”.
Mentre Vincent Menoret, R&D Manager presso la divisione iXblue Quantum Sensors e coautore della pubblicazione aggiunge: “Le ridistribuzioni di massa che si verificano sotto la superficie terrestre, ad esempio quando il magma si sposta attraverso il sistema di alimentazione di un vulcano attivo, possono indurre piccoli cambiamenti di gravità nel tempo, che possono essere rilevati dal nostro AQG”.
E ancora: “I recenti progressi nello sviluppo di sensori quantici, ottenuti da iXblue con i suoi partner, hanno permesso lo sviluppo di un gravimetro portatile che ha dimostrato oggi la sua capacità di operare in condizioni anche estreme, rendendo le tecnologie quantistiche una realtà industriale”.
Ma a cosa serve un simile strumento? Nel comunicato stampa si legge: “Le variazioni del campo gravitazionale terrestre possono rivelare utili informazioni sulle caratteristiche del sottosuolo: dalla presenza di tunnel e grotte alla dinamica delle acque sotterranee e del magma”.