Scoperti i resti del galeone che ha ispirato il film “I Goonies”

È una notizia che farà la gioia di intere generazioni quella ufficializzata nelle ultime ore e riguardante un film cult amatissimo ieri come oggi. Stiamo parlando de I Goonies, la storia di un gruppo di ragazzini che si imbattono in una caccia al tesoro, seguendo un pericoloso percorso he li porterà a trovare una nave scomparsa, vivendo una serie di emozioni incredibili ma anche di difficoltà e rischi. Ebbene è di queste ore la conferma del ritrovamento, in una grotta di Nehalem Bay in Oregon, dei resti del galeone che ispirò questo film; la scoperta è frutto di 16 anni di ricerche e grazie agli esami al radiocarbonio è stato possibile confermare che le travi trovate dagli archeologi sono proprio quelle della Santo Cristo de Burgos. Si tratta di una nave spagnola che sul finire del 1600 salpò da Manila e, precisamente nel 1963, venne inghiottita dall’Oceano Pacifico con il suo carico di porcellane da tè e seta cinese, blocchi di cera d’api e piastrelle azulejos. La scoperta è avvenuta a 11mila km dal porto dal quale l’enorme galeone si era imbarcato, su una spiaggia dell’Oregon alla foce del fiume Nehalem.

La nave del film I Goonies chiamata Inferno venne costruita apposta per riprese ma, data la mancanza di armatori, venne in seguito distrutta seppur funzionante. E la scelta di ambientare il film in Oregon non è stata casuale: del resto i sedici grandi resti di legno sono stati trovati a soli 65 km da Astoria, la cittadina scelta per ambientare le avventure dei ragazzini. E da tempo proprio a Nehalem Bay si trovano a riva pezzi di piastrelle oppure morsi di cera. Da qui la decisione di iniziare, nel 2006, a cercare i resti del galeone. Ci lavora un team di specialisti coordinato da Search Inc., una agenzia culturale locale. Resta un mistero quello che accadde alla Santo Cristo de Burgos, semplicemente sparita nel nulla nel corso del viaggio con direzione Acapulco in Messico. Un rotta che i mercantili spagnoli dell’epoca percorrevano con frequenza come raccontato dal Washington Post. Quel galeone è conosciuto nella zona anche con il nome di Beeswax Wreck.

La Società di Archeologia Marittima venne creata dall’archeologo Scott Williams, tra i primi ad impegnarsi nella ricerca del relitto. La svolta è arrivata grazie all’ipotesi di Craig Andes, pescatore 49enne secondo il quale le 16 travi di legno che si trovavano nella grotta di Nehalem Bay appartenevano proprio al galeone. Un’ipotesi che l’uomo non ha mai abbandonato, nonostante lo scetticismo derivante dal fatto che si riteneva impossibile che potessero essere rimaste per 300 anni in acqua conservandosi quasi alla perfezione. “Le grotte sono davvero difficili da raggiungere,” ha raccontato Scott Williams al Washington Post. “Sono posizionate su una spiaggia che si può raggiungere solo con l’alta marea e poi c’è un’escursione difficile da fare, tra frane e campi di sassi”. L’archeologo ha proseguito la spedizione riuscendo a recuperare le travi, pesantissime. Ne sono seguite analisi di laboratorio i cui risultati non lasciano dubbi. La datazione al radiocarbonio ha confermato che l’albero di Anacardiaceae, varietà di legno duro tropicale che si trova in Asia, venne abbattuto nel 1650.