Un nuovo studio rivela tracce di antichi fuochi in un sito preistorico.
Gli scienziati hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per rilevare indizi nascosti in un sito del Paleolitico inferiore in Israele, risalente a circa 1 milione di anni fa. L’identificazione del fuoco nei siti archeologici di solito si basa su indizi visivi come arrossamento del suolo, scolorimento, deformazione, fessurazione e restringimento dei materiali. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno utilizzato un “termometro” spettroscopico in grado di rilevare minuscoli cambiamenti chimici analizzati da algoritmi di deep learning, che possono stimare l’esposizione di pietre e fossili al calore. L’archeologo Zane Stepka del Kimmel Center for Archaeological Science in Israele e colleghi hanno usato questo “termometro” su manufatti di selce provenienti da un sito in Israele, datati tra 1,0 e 0,8 milioni di anni fa. I manufatti sono stati trovati accanto a fossili di animali all’interno di sabbia giallo-grigia che si trovava in cima al terriccio rosso. Non c’era alcuna indicazione visiva evidente dell’uso del fuoco in questo sito. Il “termometro” dell’IA ha rivelato sottili firme chimiche, suggerendo che un certo numero di strumenti di pietra e pezzi di zanna erano stati riscaldati a diverse temperature, alcune superiori a 400 gradi Celsius. Questo suggerisce che lì erano venuti al contatto con il fuoco.
In precedenza, si pensava che l’uso del fuoco da parte degli ominidi prima di circa 150.000 anni fa fosse solo una casualità. Solo una manciata di siti archeologici presenta segni dei primi manufatti umani insieme a prove di un fuoco e questo aggiunge peso all’idea che i nostri antenati stessero già facendo uso di questa potente tecnologia allora. Un ulteriore uso della nuova tecnica potrebbe aiutarci a rivelare di più su quando e come abbiamo domato le fiamme, dicono i ricercatori. “Riesaminare i manufatti rinvenuti da altri siti del Paleolitico inferiore, compresi quelli situati nel Levante, potrebbe potenzialmente ampliare la nostra comprensione spaziotemporale della relazione tra i primi ominidi e il fuoco” spiega il team.