Il rapporto dell’Ecdc conferma l’origine misteriosa della malattia che sta interessando i bambini con un’età inferiore ai 10 anni. Solo nel Regno Unito si registrano 74 casi.
Una forma acuta di epatite, la cui origine non è ancora chiara, è stata segnalata in decine di bambini in Gran Bretagna ed ora anche nei paesi dell’Unione Europea. A confermalo è stato il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Ecdc, in un rapporto in cui ha comunicato come la malattia, di provenienza ignota, ha colpito un numero imprecisato di bambini danesi, irlandesi, olandesi e spagnoli. Una situazione sulla quale l’’Ecdc “continuerà a monitorare attraverso le attività di intelligence mantenendo contatti costanti con i gli altri paesi membri della Comunità Europea e non solo”. Le prime notizie sui casi di epatite risalgono al 5 aprile scorso nel Regno Unito con un’eziologia mai osservata, in precedenza, tra i bambini con età inferiore ai 10 anni. I primi casi, in particolare, sono stati segnalati in Scozia. Aggiungendo le segnalazioni giunte nei giorni successivi dall’Inghilterra, dal Galles e dal Nord Irlanda, il numero totale di bambini infetti è di 74.
“Inoltre – ha aggiunto l’Ecdc – sono stati registrati 9 bambini infetti di epatite acuta con un’età che va dagli 1 ai 6 anni nello stato dell’Alabama negli USA che sono risultati positivi anche per adenovirus”. “Ad oggi – si legge nella pubblicazione – la causa esatta dell’epatite nei bambini è sconosciuta”. “In Gran Bretagna, dove è stata registrata la gran parte delle infezioni fino ad ora, si ritiene che una causa infettiva sia molto probabilmente basata sulle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche”, ha scritto l’Ecdc. Nello scorso weekend, l’agenzia europea “ha condiviso tutte le informazioni disponibili con gli altri paesi grazie alla sua Rete sull’epatite e con le organizzazioni cliniche Associazione europea per lo studio del fegato e la Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive”. Ad oggi non è stato individuato nessun tipo di collegamento con il vaccino contro il coronavirus. “I dati raccolti con un questionario sull’alimentazione, le bevande e le abitudini personali non hanno consentito di individuare alcun tipo di esposizione comune”, ha concluso l’Ecdc.