I risultati dello studio, realizzato grazie ai finanziamenti dei Grandi Scavi di Ateneo della Sapienza e del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.
Nel periodo terminale del Pleistocene medio, l’Africa ospitò processi graduali di evoluzione biologica della specie umana. Tra questi processi, c’è la transizione alla cosiddetta Middle Stone Age (MSA) risalente a 300mila anni fa. I dati archeologici e cronologici delle tappe più antiche di questi processi risultano però davvero pochi, e interpretare le informazioni prodotte dai pochi rinvenimenti è molto difficoltoso. Oggi, gli studi realizzati da esperti del Dipartimento di Scienze dell’antichità della Sapienza in collaborazione con l’Institut National du Patrimoine di Tunisi e la Facoltà di Lettere e Scienze umane di Kairouan nell’area dello Wadi Lazalim, nel sud della Tunisia, consentono di chiarire le dinamiche che hanno coinvolto il popolamento dell’Africa del nord in una fase importante dell’evoluzione dell’uomo. La documentazione archeologica qui è costituita da migliaia di reperti litici. La selce è l’unica materia prima usata dagli antichi abitanti della zona. Si tratta di una roccia sedimentaria derivata dal quarzo che si prestava per la realizzazione di qualsiasi tipo di strumento di uso quotidiano, dalle asce agli strumenti da taglio più minuti, dalle punte di trapani ad arco o a volano fino alle armi usate la caccia.
A renderlo noto è una ricerca realizzata da La Sapienza e pubblicata sul proprio sito. “I risultati del nostro lavoro, realizzato grazie ai finanziamenti dei Grandi Scavi di Ateneo della Sapienza e del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.” Secondo il gruppo di esperti internazionali, che comprende specialisti tunisini, italiani, spagnolo e francesi, i siti studiati, risalenti tra i 300.000 e 130.000 anni fa, mostrano l’occupazione umana del nord del deserto nell’antica Middle Stone Age in un periodo prossimo a quello dei più antichi contesti africani di questa fase. ”La ricerca – spiega Savino di Lernia, coordinatore dello studio e direttore della missione archeologica nel deserto – ha offerto elementi importanti per comprendere i tempi e le modalità del popolamento del Nord Africa dagli uomini che per prima usarono questo tipo di tecnologie, probabilmente si trattava dei più antichi sapiens”. “Queste testimonianze – commenta Emanuele Cancellieri della Sapienza, primo autore della ricerca – rinforzano l’ipotesi sulla precoce dispersione di esseri umani e di innovazioni tecnologiche da regioni della zona dell’Africa sub-sahariana”.