Il fenomeno è stato ripreso ad una distanza di 75 milioni di chilometri dalla nostra stella.
Le sonde Solar Orbiter e Parker Solar Probe, progettate per studiare le caratteristiche del Sole, stanno osservando la nostra stella raccogliendo dati e immagini da una posizione davvero ravvicinata. Questo consente di osservare fenomeni come le eruzioni solari come mai fino ad oggi. Ed è quello che è accaduto alla navicella Solar Orbiter, che compone la missione congiunta tra la NASA e l’Agenzia spaziale europea (ESA). Al momento dello scatto, la navicella si trovava ad “appena” 75 milioni di chilometri dalla nostra stella, esattamente a metà strada tra il Sole e la Terra. Gli scienziati dell’ESA hanno classificato l’eruzione come di classe M, la quarta delle cinque categorie che misurano l’intensità dei brillamenti solari, il cui scoppio può causare problemi nelle comunicazioni radio ai poli della Terra, oltre a tempeste di radiazioni in grado di mettere a rischio la salute degli astronauti.
Nel descrivere il fenomeno Nour Raouafi, lo scienziato responsabile del progetto, ha spiegato come “l’evento ha colpito frontalmente la sonda, ma il veicolo spaziale è stato costruito per resistere ad attività come questa e per ottenere dati anche nelle condizioni più estreme. E con il Sole che diventa più attivo – ha concluso Raouafi – non vediamo l’ora di vedere i dati raccolti da Parker Solar Probe man mano che si avvicina”.