La corsa allo spazio, in questi ultimi anni, è ritornata agli onori della cronaca. Dopo le vicissitudini della Guerra Fredda, con le sue relative anomalie, stranezze e misteri, la corsa allo spazio si era affievolita, facendo rimanere soltanto delle classiche, seppur interessanti, ricerche spaziali. In questi ultimi anni, invece, è ricominciata una nuova corsa allo spazio; merito di un insieme di cose: le compagnie private che vogliono raggiungere lo spazio (tipo la grandissima azienda SpaceX dell’imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese e naturalizzato statunitense di successo Elon Musk), la bizzarra situazione della COVID19 e i nuovi assetti geopolitici hanno portato di nuovo l’interesse verso lo spazio, che non è più soltanto un luogo di scoperta, ma anche un vero e proprio modo, che potrebbe piacere o meno, per dimostrare la supremazia di una nazione, di un’azienda o di un affare.
Uno degli obiettivi principali, oltre che alla costruzione di nuove stazioni spaziali orbitanti, è quello di raggiungere di nuovo la Luna e tra questi rientra il programma Artemis della NASA,l’Agenzia Spaziale Americana, che dovrà riportare l’uoma sulla Luna entro il 2025. La vera sfida però, dopo il ritorno sulla Luna, che tiene in molti con lo sguardo rivolto verso il cielo, è portare l’uomo su Marte; un obiettivo ufficialmente difficile da raggiungere ma non impossibile visto che, rispetto ad un allunaggio (anch’esso difficile ma non quanto arrivare su Marte), bisogna prendere in considerazione un numero inimmaginabile di variabili, di simulazioni e di studi per permettere una buona riuscita della missione.
Tra i punti fondamentali, oltre ad essere uno dei più delicati, per mettere in pratica una missione il cui obiettivo è portare l’uomo su Marte è proprio il trasporto e quindi il viaggio degli astronauti verso quel pianeta.
Il trasporto degli astronauti verso Marte
Come accennato poco fa, uno degli aspetti più critici per un’eventuale missione umana su Marte, è quello del trasporto degli astronauti.
Stando ad alcune stime, con le tecnologie attuali, per arrivare su Marte con un equipaggio umano ci vorrebbero all’incirca 2 anni!
Questo perchè la distanza minima, chiamata perielio, tra il pianeta Terra ed il pianeta Marte è di ben 50 milioni di chilomentri (quella maggiormente da sfruttare dagli organizzatori di questa missione spaziale titanica); mentre la distanza massima, chiamata afelio, tra i due pianeti arriva addirittura a 100 milioni di chilometri.
Specifico ovviamente che i termini perielio ed afelio indicano rispettivamete le minime distanze e le massime distanze anche tra i vari corpi celesti in generale.
Per arrivare sulla Luna, invece, che dista “soltanto” all’incirca 300000 chilometri (circa la stessa distanza percorsa dalla luce in un secondo, quindi l’unità di misura chiamata secondo luce) ci vorrebbero poco più di 3 giorni.
Quindi è facile dedurre che una simile missione verso Marte è molto più complessa e per degli astranauti passare 2 anni nello spazio e quindi soffrire di questa desolazione prima di arrivare sul pianeta in questione potrebbe comportare un accumulo di stress prolungato, ansia, depressione, litigi dovuti alla convivenza anche se ci fosse un buon rapporto tra gli astronauti, noia, solitudine, aggressività, confusione e violenza. Oltre alla parte psicologica, che è un aspetto di vitale importanza da prendere in considerazione per una simile missione (infatti gli astronauti prima di partire per Marte dovranno ricevere anche delle sedute da alcuni Psicologi), c’è anche l’aspetto delle risorse, oltre alla stessa parte antropologica. Infatti si stima che ci vorrebbero almeno 30 chilogrammi di risorse per ogni astronauta al giorno tra cibo, acqua, servizi igienici e tanto altro. Basta fare un piccolo calcolo per capire che per una missione di questa portata storica, con una squadra formata da 5 astronauti, ci vorrebbero all’incirca 160 tonnellate di risorse per un viaggio di 2 – 3 anni.
Organizzare questa missione quindi non è semplice e si dovrebbe puntare sull’efficenza e non sullo spreco; quindi per permettere un viaggio più confortevole agli astronauti un recente studio dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha avanzato l’ipotesi, assolutamente non azzardata, di utilizzare un vero e proprio Letargo Spaziale per andare su Marte; avete capito bene!
Ma prima di parlarne vediamo le caratteristiche dell’affascinante pianeta Marte e perché è così importante per la Scienza.
Le caratteristiche del meraviglioso pianeta Marte
Il pianeta Marte è un pianeta roccioso ed il quarto del nostro Sistema Solare. Dista dal Sole circa 228 milioni di chilometri, il suo moto di rivoluzione dura 687 giorni (quasi il doppio della Terra) ed il suo moto di rotazione è di 24 ore e 30 minuti terrestri. Il suo soprannome è “pianeta rosso” dato dal fatto che la sua superficie è caratterizzata da un colore rossastro per via dell’elevata presenza di ossido ferrico, ovvero la comunemente nota ruggine.
Le sue dimensioni sono simili a quelle della Terra, anche se leggermente minori, stesso discorso per la forza di gravità. Anche l’interno del pianeta Marte è simile a quello della Terra, anche se il mantello è meno denso; l’attività geologica è anch’essa simile al nostro pianeta anche se non è presente una tettonica a placche. A proposito di Geologia, va anche detto che su Marte è presente il vulcano, quindi relativamente la montagna, più alta dell’intero Sistema Solare, il Monte Olimpo. Quest’ultimo è un vulcano a scudo (la cui forma ricorda proprio uno scudo, dovuto dal fatto che le sue eruzioni sono formate da lava molto fluida; è importante sapere che la differenza tra magma e lava sta nel fatto che il magma è la roccia fusa interna e quindi contiene alcuni gas come per esempio l’anidride carbonica, mentre la lava è la roccia fusa che fuoriesce all’esterno e si libera dai gas) ed è caratterizzato da un’altezza incredibile di ben 24 chilometri ed una base altrettanto titanica, è infatti di ben 660 chilometri! Per fare un paragone, la montagna più alta del Mondo, il Monte Everest, asiatica, è alta “soltanto” 8,8 chilometri; anche se, a dire il vero, il monte vero e proprio più alto della Terra è il Mauna Kea, un vulcano quiescente statunitense situato all’isola Hawaii (spesso innevato con correlate piste da sci, non a caso il nome di quel vulcano, in lingua hawaiiana, significa per l’appunto Montagna Bianca) alto ben 9,9 chilometri, ma dato che più della sua metà è sommerso dal mare dell’Oceano Pacifico (per circa 5,7 chilometri, mentre la sua altezza sopra il livello del mare è di circa 4,2 chilometri) e per questioni di misurazioni, la montagna più alta della Terra rimane l’Everest. Detto questo, il Monte Olimpo marziano quindi è un qualcosa di straordinariamente immenso. Non si eslude nemmeno che in passato il Monte Olimpo di Marte sia stato una sorta di isola vulcanica con una percentuale della sua altezza sommersa dall’acqua.
Ma non finisce qui.
Anche le stagioni marziane sono simili a quelle terrestri, da citare anche la presenza di nuvole simili a quelle terrestri su Marte; inoltre il pianeta rosso è dotato anche di due lune caratterizzate da una forma sferica ma irregolare chiamate Fobos (nome dato in onore della divinità greca figlio di Ares, Dio della Guerra ed Afrodite, Dea della Bellezza; Fobos era la divinizzazione della Paura) e Deimos (nome dato in onore del fratello gemello di Fobos e che rappresentava la divinizzazione del Terrore causato dalla Guerra).
In poche parole Marte è come un fratello minore della Terra e proprio per questo motivo suscita un notevole interesse, ma nonostante questo il suo punto forte è altro!
Su Marte è infatti presente tuttora dell’acqua, soprattutto concentrata ai poli sottoforma di ghiacciai che possono sciogliersi e generare quindi dell’acqua allo stato liquido che si propaga sulla sua superficie e nel sottosuolo. Come sappiamo l’acqua è fondamentale per la nascita e la sopravvivenza della vita e su Marte molto probabilmente c’erano anche dei fiumi, laghi e mari dimostrato da alcuni solchi sulla sua superfice. Gli esperti quindi ipotizzano che in qualche modo in passato ci sia stata vita su Marte o forse addirittura attualmente nonostante l’atmosfera del pianeta rosso sia rarefatta. Bisogna dire però che alcuni batteri terrestri, chiamati anaerobi, riescono a vivere addirittura senza ossigeno oppure anche i batteri terrestri facoltativi che possono scegliere se vivere sia in presenza di ossigeno che senza. La vita quindi può adattarsi anche a condizioni sfavorevoli (ovviamente più le condizioni sono difficili e meno può formarsi la vita), come per esempio i famosissimi tardigradi, oltre che anche su basi diverse che possono non essere soltanto il carbonio, gli amminoacidi (i “mattoncini” che costituiscono le proteine e quindi la base della vita sul nostro pianeta) e l’acqua, ma anche altre sostanze come il silicio e i gas. Il termine in sè di vita è di difficile comprensione.
Gli studiosi pensano anche che Marte in passato sia stato molto più prosperoso anche a livello atmosferico e molto probabilmente era un pianeta rigoglioso distrutto però da un qualche tipo di disastro, ciò non toglie però il fatto che tuttora possa esserci della vita su di esso o nei suoi sotterranei, soprattutto a livello microbico.
La cosa straordinaria è data anche dal fatto che Marte si trova anche nella zona abitabile del nostro Sistema Solare e quindi è uno dei pianeti più studiati della storia perchè può avere delle tracce di vita e proprio per questo motivo una missione con un equipaggio umano su di esso potrebbe chiarire questi misteri per comprendere di più sulla vita stessa e l’astrobiologia, quest’ultima una materia di studio, una nuova Scienza, relativamente recente che cerca di trovare appunto la vita extraterrestre; l’eventuale scoperta di vita aliena, che ufficiosamente esiste, sarebbe un qualcosa di immensamente meraviglioso. Per realizzare una simile missione, sperando anche nell’ufficializzazione della vita nello spazio, quindi ritorniamo al futuristico Letargo Spaziale.
Ecco una bellissima immagine di Marte (fonte):
Il letargo spaziale per arrivare su Marte
Ritornando quindi ad un’ipotetica missione umana su Marte, uno studio recente dell’ESA ha spiegato che portare gli astronauti in uno stato di “Letargo Spaziale” può non solo migliorare l’efficenza di una missione, ma anche per realizzare moduli più compatti, minimizzare le risorse, evitari problemi psicologici, mantenere sempre un equilibrio stabile, preservare al meglio l’energia e diminuire il metabolismo basale (ovvere le calorie necessarie per mantenere le funzioni vitali in una forma di vita) dell’equipaggio del 25% in persone con un peso medio di 75 chilogrammi. Un metodo che potrebbe facilitare la missione e quindi aumentarne le probabilità di successo.
Ma in cosa consiste questo Letargo Spaziale?
In pratica si tratta di una sorta di bioreattore e quindi di una cabina futuristica in cui far riposare gli astronauti. Più precisamente gli astronauti vengono letteralemente ibernati portandoli in uno stato di animazione sospesa; ovvero quello stato in cui le funzioni vitali di un individuo vengono portate al minimo, tramite dei metodi esterni, senza però causarne la morte. Tale tecnica viene utilizzata anche come anestesia in alcune operazioni molto delicate in cui guadagnare del tempo, anche un apparentemente semplice minuto, è preziosissimo in questioni emergenziali. Una cosa curiosa da sapere è che viene utilizzata anche l’ipnosi come anestesia per non far provare alcun dolore nella zona da operare e possono essere unite l’ibernazione e l’ipnosi per far avere un sonno di 2 anni agli astronauti in rotta verso Marte.
Sembra purissima fantascienza, ma non lo è, visto che l’ibernazione viene utilizzata da alcuni animali come per esempio i serpenti, altri rettili, le rane e i già citati tardigradi per questioni di sopravvivenza in caso di pericolo ed anche da alcuni mammiferi per affrontare l’inverno in uno stato di quiescenza, una sorta di animazione sospesa, quindi per massimizzare la propria sopravvivenza contro il freddo conservando energia e nutrienti nascondendosi poi all’interno di una tana sicura. Questo avviene anche negli orsi e proprio essi sono stati di ispirazione al recente studio dell’ESA sul portare in letargo gli astronauti, proprio perchè la struttura di un orso ricorda quella dell’uomo ed anche perchè abbassa la sua temperatura ad un livello non pericoloso per l’uomo.
Di norma gli orsi, è curioso sapere che anche i tardigradi sono chiamati orsi d’acqua per via della loro forma, hanno un letargo della durata di circa 6 mesi con il risveglio in Primavera. Prima di andare in letargo, però, un orso accumula del grasso in eccesso e proprio questa tecnica sarebbe da replicare negli astronauti che andranno verso Marte. Un problema che si presenta a questo punto è che anche solo per poche settimane continuative a letto un uomo va incontro all’atrofia muscolare, ossea e dei tessuti; in poche parole una riduzione dei tessuti che si verifica quando diminuisce il numero delle cellule e diminuiscono anche le loro dimensioni e può essere provocato anche da un lunghissimo riposo ed inizialmente può provocare dei crampi. Si è osservato, però, che un orso, quando si risveglia dal letargo, è in perfetta salute, con al massimo una piccola perdita del tono muscolare, ma senza incorrere nell’atrofia, ritornando poi in piena normalità entro 20 giorni. Questo dimostra, secondo gli scienziati, che l’ibernazione previene l’atrofia di muscoli, ossa e tessuti proprio perchè uno stato di animazione sospesa rallenta le stesse cellule senza però ridurle e/o danneggiarle e quindi ad un eventuale risveglio degli astronauti (per sgranchirsi le ossa o poco prima di atterrare su Marte) possono facilmente riabilitarsi alle normali funzioni vitali.
Dopo aver fatto un “carico di nutritivi, di alimenti e di grassi” un astronauta si accomoderà in una sorta di cabina a guscio morbido molto accogliente, dopodiché tramite delle medicine sarà portato nello stato di animazione sospesa e questa “tana” sarà un luogo estremamente comodo, tranquillo, rilassante, con luci soffuse, una temperatura controllata di circa 10 gradi centigradi e caratterizzata da un’elevata umidità.
Gli astronauti ovviamente si muoveranno poco durante questa fase ed inoltre non saranno trattenuti ed indosseranno degli abiti specifici e comodi per evitare un eventuale surriscaldamento. Ma non solo.
Queste capsule spaziali saranno circondate anche da dei contenitori d’acqua come scudo contro le radiazioni che altrimenti provocherebbero non pochi danni agli astronauti come per esempio la comparsa dei tumori e che di norma sono respinte dal campo magnetico terrestre per difendere noi terrestri. Inoltre gli stessi astronauti utulizzeranno delle tecnologie indossabili per far monitorare il loro stato di salute e quindi mantenere un riposo stabile. Non si escludono nemmeno delle sonde che possono alimentare o per altre funzioni, durante il Letargo Spaziale, gli astronauti in caso di bisogno.
Ciò che è importante sapere è che il monitoraggio di questo Letargo Spaziale e lo stesso pilotaggio di una nave spaziale saranno affidati all’intelligenza artificiale in modo da controllare tutti i parametri vitali e non e comunicarli anche verso la Terra per un controllo umano. In seguito si potrà finalmente toccare il suolo marziano, stabilizzarsi su Marte e successivamente ritornare sulla Terra; ovviamente questo comporta ulteriori ricerche, analisi ed importantissimi, oltre che difficilissimi, studi.
Si ipotizza anche un controllo aggiuntivo militare a questa missione per evitare eventuali attentati o altro di organizzazioni nemiche, terroristiche oppure invidiose che possono minare alla sua integrità, ma viste le recenti tensioni militari tra America e Russia bisogna stare attenti e sperare bene; visto che una missione spaziale di tale portata potrà essere anche un modo per stare più tranquilli dando ad ognuno quello che merita per stabilizare le cose e quindi raggiungere una maggione Coscienza. Anche se va detto che la nuova corsa allo spazio potrebbe portare anche a dei conflitti o perlomeno ad un’accesa competizione; in quest’ultimo caso con risvolti talvolta anche benevoli o almeno si spera.
Ecco un’immagine che spiega il funzionamento di queste capsule spaziali (fonte):
Fatto sta che una missione con un equipaggio umano verso Marte richiede anche una straordinaria preparazione informatica e dei materiali oltre che alla stessa preparazione degli astronauti che dovranno essere pronti a tutto e realizzare un qualcosa che segnerà per sempre la storia umana, la sociologia, la stabilità terrestre, la psicologia e che sarà uno dei traguardi più importanti di tutti i tempi.
Conclusioni
In conclusione va detto che un viaggio con un equipaggio umano verso Marte non è fantascienza, ma un qualcosa di assolutamente fattibile ed ovviamente di estremamente affascinante. Certo, ci vorrà uno sforzo immane per realizzarlo, ma è più che possibile. L’importante è volerlo.
La messa a punto poi del Letargo Spaziale è un ennessimo passo in avanti nella tecnologia e verso il futuro ed oltre all’utilizzo spaziale, quindi anche per missioni che non riguardano Marte, può essere adoperato anche in altri settori, soprattutto medici.
Non ci resta quindi che aspettare il giorno dello sbarco su Marte e guardare il cielo per ammirare le bellezze dell’universo e sognare visto che i sogni sono il motore della vita, senza però dimenticare i problemi terrestri, ma trovando la giusta armonia per realizzare, ognuno con le proprie caratteristice, un mondo davvero migliore.