Per il Sudan e l’Egitto la messa in funzione della diga rappresenta “una violazione” dei patti tra i paesi e un pericolo per le loro riserve idriche.
Entra in funzione la Great Ethiopian Renaissance Dam, la gigantesca diga in grado di produrre, in media, un’energia pari a 15.700 gigawattora all’anno. Battezzata dal governo come la “Grande Diga del Rinascimento etiope“, la struttura ha destato non poche critiche da parte dei paesi confinanti. Oggi Abiy Ahmed Ali, primo ministro del paese africano, ha visitato l’enorme centrale idroelettrica per avviarne simbolicamente la prima turbina. “È una buona notizia per il nostro continente e per i paesi a valle con cui collaboreremo“, ha dichiarato sul suo account Twitter. Secondo Webuild, la società costruttrice, una volta completata, la GERD diventerà ufficialmente la più grande centrale elettrica del continente e contribuirà allo sviluppo economico dell’Etiopia. La diga del Grand Renaissance ha un costo stimato di circa 3,95 miliardi di dollari e, a pieno regime, dovrebbe avere una capacità di 5.150 megawatt producendo una media di 15.700 gigawattora all’anno. L’invaso, la cui superficie è di 1.875 chilometri quadrati, ha una capacità complessiva di 7,4 miliardi metri cubi d’acqua.
Come anticipato, i paesi confinanti con l’Etiopia, a valle del Nilo, come il Sudan e l’Egitto, hanno più volte criticato l’opera indicandola come una minaccia perché potrebbe provocare una persistente penuria d’acqua nei propri territori, nel periodo durante il quale il bacino sarà riempito. A seguito della messa in servizio della diga, il ministero degli Esteri egiziano ha accusato l’Etiopia di aver violato l’accordo trilaterale, firmato nel 2015 da Egitto, Sudan ed Etiopia. “La decisione dell’Etiopia di avviare unilateralmente lo sfruttamento del GERD costituisce una violazione della dichiarazione di principi firmata dalle tre parti”, ha accusato Daw Al-Bait Abdul-Rahman, ministro ad interim dell’irrigazione e delle risorse idriche del Sudan.