Al giorno d’oggi l’ingresso sul mercato delle auto elettriche sta facendo sempre più passai in avanti, malgrado ciò ci sono ancora determinati svantaggi che riguardano la produzione e lo smaltimento delle batterie agli ioni di litio di cui sono composte. Precisamente le problematiche sono relative all’approvvigionamento del litio (Li), ovvero il principale elemento per la produzione delle batterie, raro in natura e non rinnovabile. Inoltre, se il litio non viene lavorato correttamente, può avere un grave impatto sull’ambiente. Così per ovviare a tale situazione già da tempo si sta cercando di sviluppare tecnologie in grado di eliminare questo tipo di ostacoli e l’alternativa riguarda le batterie ad acqua marina.
Un team di ricercatori sudcoreani della Korea Maritime and Ocean University di Busan, ha di recente annunciato di aver sperimentato un nuovo processo di sintesi dell’anodo, grazie al quale sarà più semplice condurre lo sviluppo delle batterie ad acqua marina. La tecnica si chiama ‘Plasma in-liquid’ e consente di ottenere del materiale anodico ad elevate prestazioni, e costituito da carbonio drogato con zolfo (S) e azoto (N). Come ha spiegato Kang Jun, professore e scienziato che ha supervisionato questo lavoro di ricerca: “Il materiale anodico co-drogato che abbiamo preparato ha mostrato notevoli prestazioni elettrochimiche nella batteria ad acqua di mare, con una vita di oltre 1500 cicli a una densità di corrente di 10 A/g”.
Le batterie ad acqua marina presentano appunto al loro interno acqua di mare che ricopre il ruolo di catodo, ossia l’elemento che riceve il flusso di elettroni sprigionato dall’anodo. I vantaggi di queste batterie innovative sono quelli di: non contenere cobalto (presente in grandi quantità), il catodo disponibile in maniera illimitata, non sono infiammabili, sono semplici da smaltire e i costi di produzione sono molto più bassi.