Secondo i dati, a questa velocità, già a maggio potrebbe essere raggiunto il record del 1984 quando furono evacuate le abitazioni del Rione Terra.
Risale a due giorni fa l’ultimo sciame sismico che ha interessato la zona dei Campi Flegrei con 29 scosse, concentrate nell’area della Solfatara. Sono 150 i sismi che vengono registrati, ormai, nella zona, talvolta insieme a boati ed esalazioni di zolfo, rilevati grazie agli strumenti che studiano 24 ore su 24 il sottosuolo e il mare davanti a Pozzuoli. Il fenomeno del bradisismo, dal 2005, ha provocato un innalzamento costante del suolo con ben 10 millimetri al mese dal luglio del 2021. Ad oggi mancano circa 4 centimetri dal livello raggiunto nel 1984 quando il sollevamento del’area raggiunse il suo record con l’evacuazione del rione Terra, dove il rischio era per i danni alle costruzioni, ma soprattutto perché non era esclusa un’eruzione. Secondo i dati dell’INGV, qualora il sollevamento continuasse a questo ritmo, quei 4 centimetri verranno raggiunti al massimo entro maggio. Cosa accadrà dopo è impossibile saperlo. L’unica cosa certa che, superata tale soglia, ci avventureremo in un ”mare sconosciuto” nel quale ogni scenario non è da escludere. E mentre il primo cittadino di Pozzuoli si impegna a sensibilizzare la popolazione sugli eventuali rischi, gli esperti indicano la possibilità di un’eruzione non del tutto campata in aria. Ma da dove nasce la preoccupazione sull’innalzamento del suolo?
Una ricerca dal titolo ”Progressive approach to eruption at Campi Flegrei caldera in Southern Italy”, pubblicata su Nature il 15 maggio 2017, gli esperti vulcanologi internazionali, tra cui lo scienziato inglese Christopher Kilburn, dell’University College di Londra, specialista dei rischi vulcanici, oltre agli italiani Giuseppe De Natale e Stefano Carlino dell’Ingv indicava i possibili rischi. Lo studio sottolinea, tra le altre cose, che le rocce del sottosuolo flegreo non avrebbero ”smaltito” lo stress a cui sono state sottoposte durante i passati episodi di bradisismo, ben tre dagli anni Cinquanta, e che quindi stiano perdendo progressivamente la loro elasticità; una condizione che potrebbe spingerle a cedere alla pressione prodotta dai fluidi vulcanici in profondità. L’ultimo episodio eruttivo nell’area avvenne nel 1538 quando l’eruzione del Monte Nuovo distrusse il villaggio di Tripergole. Secondo le ricostruzioni all’epoca il terreno si sollevò di ben 17 metri, un’altezza non paragonabile ai 3,5 metri del 1984. Nonostante ciò gli esperti chiariscono come ”un nuovo episodio di rapido sollevamento rappresenta un pericolo maggiore dovuto allo scuotimento del terreno, nonché un aumento significativo del potenziale di eruzione. Nessuno – aggiungono gli esperti – garantisce che solo un sollevamento di 17 metri provochi un’eruzione”.