Le pietre preziose sono state donate al comune e all’alpinista autore della scoperta.
Una scatola con 49 sacchetti, contenenti varie pietre preziose, tra cui smeraldi e zaffiri, per un valore stimato di circa 300mila euro, è stata portata alla luce, tra la neve, durante un’escursione di alcuni anni fa sul Monte Bianco. Oggi il contenitore è stato finalmente aperto nel museo del fondovalle, alla presenza dell’avvocato dello scopritore e dei funzionari del Comune. Le varie pietre saranno divise in due lotti dello stesso valore; uno verrà dato allo scopritore, l’altro al Comune. Lo scioglimento dei giacchi sta portando alla luce, già da diversi anni, diversi oggetti che in passato erano coperti da spessi strati di neve consentendo agli avventori di fare scoperte davvero eccezionali. Ed è quello che è accaduto all’alpinista che nel 2013 aveva notato una strana pietra di colore verde durante un’escursione estiva. Subito dopo la pietra, l’alpinista scoprì una scatola metallica priva di coperchio, in cui era possibile notare vari sacchetti con gemme verdi e di colore blu. Tornato a valle, l’alpinista aveva denunciato il ritrovamento al commissariato locale che subito aveva ipotizzato come potessero essere i resti di un incidente aereo. Giunto sul posto, un gioielliere di Chamonix aveva effettuato una prima perizia dell’oggetto confermando il valore delle pietre mentre la scatola si rivelò di origine indiana.
Una serie di sopralluoghi nella zona nel punto del ritrovamento hanno avuto l’obbiettivo di comprendere a quale disastro aereo potesse riferirsi il tesoro scoperto sul Monte Bianco, anche per un’eventuale restituzione degli oggetti preziosi agli eredi. Dopo una serie di indagini, venne alla luce che l’aereo in questione si schiantò sul monte più alto d’Europa nel 1966 provocando ben 117 morti. Il velivolo, un Boeing 707-437, stava realizzando l’avvicinamento all’aeroporto di Ginevra quando precipitò scontrandosi contro il Ghiacciaio dei Bossons a 4750 metri di altitudine. Tra i passeggeri c’era il Presidente della Commissione Indiana per l’energia atomica Homi Jehangir Bhabha. Il recipiente in metallo, con le gemme, sobbalzò sulla neve scivolando a valle. Della scoperta si interessò l’ambasciata indiana segnalando la possibilità che uno dei familiari potesse reclamare le pietre preziose, ma ad oggi nessuno ha avanzato pretese, così la scatola è rimasta chiusa nella cassaforte dal 2013 fino ai giorni scorsi. Dato che nessuno ha reclamato le pietre preziose, il tesoro è stato consegnato al Comune e all’alpinista.