Fossili di 2,5 miliardi di anni fa che precedono l’ossigeno scoperti in Sudafrica

L’antico batterio ”mangia zolfo”, scoperto in alcune rocce risalenti a oltre 2,52 miliardi di anni fa, potrebbe essere il più antico mai portato alla luce.

Potrebbero essere i fossili del batterio ”mangia zolfo” più antico mai scoperto quelli portati alla luce da un team di esperti dell’Università di Cincinnati. Individuato in un deposito di rocce risalenti a 2,52 miliardi di anni fa, il batterio non rappresenta la più antica forma di vita mai individuata sul nostro pianeta, vista la scoperta, in passato, di microbi risalenti anche a un miliardo di anni prima. Si tratta, però, dei più antichi fossili di questa di microbi di questo genere. Risalgono ad un’era ancora poco indagata della storia del nostro pianeta; quando esistevano pochissime quantità di ossigeno in atmosfera e il processo di fotosintesi era agli albori. Secondo Andrew Czaja, geologo a capo del team di ricerca, questi antichissimi microrganismi non usavano l’ossigeno per vivere, ma convertivano l’idrogeno solforato in solfato (la forma ossidata dello zolfo), sfruttando l’energia prodotta dalla reazione chimica per svilupparsi. “Sappiamo ancora poco sulla storia più antica del nostro pianeta”, ha spiegato Czaja a WordsSideKick.com, perché abbiamo scarsissime quantità di fossili risalenti a quell’epoca. Nonostante ciò, il periodo tra i 3,5 miliardi e i 2,5 miliardi di anni fa, ebbe un ruolo fondamentale per l’evoluzione della vita. Ma fino ad oggi, gran parte delle conoscenze acquisite dagli scienziati risalenti all’Archeano erano basate su pochi di fossili ricavati da acque poco profonde. L’interesse di Czaja e del team di esperti era, dunque, di scoprire tracce degli esseri viventi che popolavano le profondità del mare in quell’era così antica. Cercando di individuare fossili in due zone nella provincia del Capo settentrionale in Sudafrica, gli studiosi si sono soffermati su un particolare tipo di rocce, chiamate hornwort nero e formatesi grazie a dei sedimenti presenti nell’oceano profondo, ad una profondità di cento metri.

Fossili di 2,5 miliardi di anni fa che precedono l’ossigeno scoperti in Sudafrica

Gli studiosi hanno prelevato dei campioni che, sezionati in laboratorio, hanno mostrato delle strutture ellittiche, rugose, formate da carbonio organico, un segnale distintivo delle forme di vita fossilizzata. Le dimensioni delle cellule che presentavano un diametro compreso tra i cento e i duecento micron, hanno insospettito gli esperti, perché non corrispondenti alla ”classica” grandezza dei cianobatteri, ovvero i microrganismi che popolano gli oceani e che vivono usando la fotosintesi. Da una successiva analisi, gli studiosi hanno concluso come i fossili scoperti fossero senza dubbio di microrganismi che ossidano lo zolfo nell’oceano profondo. Questi antichi mangiatori di zolfo precedono di varie centinaia di milioni di anni gli altri microbi che si nutrivano di zolfo scoperti fino ad oggi e caratterizzati da una forma di filamenti fibrosi. Quelli appena portati alla luce erano sferici e potrebbero, con la loro scoperta, colmare un divario ecologico. Si tratta di ossidanti di zolfo ossidato che i riduttori di solfato dell’era usavano come carburante per sopravvivere, in un’epoca in cui l’ossigeno era scarso. “Potrebbero aiutare a comprendere quel ciclo essendo microganismi che si alimentavano di zolfo ridotto convertendolo in zolfo ossidato”, ha aggiunto Czaja. Oggi, nei sedimenti di acque profonde, i batteri hanno proprio questa funzione: quelli che ossidano lo zolfo vivono al di sopra dei batteri che riducono lo zolfo in sedimenti in un processo nel quale ognuno dei due ricicla gli scarti dell’altro. Ora l’obbiettivo di Czaja è studiare la chimica dei fossili per acquisire nuove informazioni su come funzionava il loro particolare metabolismo.