Nel 2010 un incidente provocò lo sversamento di migliaia di barili di petrolio nelle acque della Louisiana.
Gli effetti delle fuoriuscite di petrolio negli oceani potrebbero essere più devastanti del previsto. A confermarlo è una ricerca realizzata dall’Accademia delle Scienze della California che ha analizzato le ricadute del disastro ambientale della piattaforma Deepwater Horizon 2010. In 106 giorni di perdita ininterrotta, la piattaforma riversò milioni di barili di petrolio in mare. Ora, nell’area, gli esperti ha individuato una moltiplicazione delle metaplasie nelle ostriche. Si tratta, in pratica, di una malformazione ai tessuti osservata in passato anche nei granchi e in altri animali marini in seguito a forti esposizioni ad agenti inquinanti. ”Abbiamo avvistato orribili mutazioni e tumori in varie specie acquatiche. Nelle ostriche le differenze individuate rispetto agli altri ambienti sono devastanti”, ha spiegato, nel comunicato stampa, Deanne Roopnarine, autrice della ricerca.
“Le ostriche di Chesapeake Bay avevano, di solito, suggestive branchie ciliate, usate per filtrare il cibo, mentre alcune della costa del Golfo non avevano affatto le ciglia. Come fanno a nutrirsi e a sopravvivere questi animali?” La ricerca, pubblicata su PLOS ONE, pone un ulteriore punto di riflessione sulle conseguenze devastanti delle fuoriuscite di petrolio sugli oceani terrestri. “Queste ostriche non costituiscono solo un anello importante nella catena alimentare dell’ecosistema, ma rappresentano dei veri e propri ingegneri dell’ecosistema perché costruiscono le barriere coralline che riparano gli organismi proteggendo le zone costiere dalle mareggiate“, ha concluso Peter Roopnarine, esperto impegnato nella ricerca.