Sui satelliti di Marte le condizioni ideali per la conservazione dei fossili.
Le due lune che orbitano intorno al pianeta Marte potrebbero aiutarci a comprendere il passato del pianeta rosso e la possibile presenza di antiche forme di vita. A renderlo noto è uno studio è una ricerca che potrebbe ribaltare i futuri metodi di ricerca di tracce di vita sul pianeta rosso. Lo studio, condotto da un team di scienziati giapponesi e pubblicato sulla rivista Science, ha rivelato come sui due satelliti Phobos e Deimos potrebbero essere presenti sostanze con vita microbica ”schizzate” via da Marte dopo gli impatti con oggetti spaziali. Essendo più vicino al pianeta rosso, Phobos, dei due, potrebbe aver raccolto una maggiore quantità di materiale prodotto dal bombardamento a cui, in miliardi di anni, il pianeta è stato oggetto. Queste forme microbiche di vita potrebbero essere sopravvissuti agli impatti spaziali ed aver raggiunto il satellite dove, però, avrebbero avuto vita breve per il bombardamento di radiazioni che raggiungono il piccolo corpo celeste, senza la protezione della flebile atmosfera presente invece sul pianeta rosso. Tuttavia queste eventuali forme di vita microbiche potrebbero essersi fossilizzate sulla superficie del satellite, grazie alla mancanza totale di atmosfera, così come eventuali potenziali frammenti di DNA trasformando il satellite in una sorta di capsula del tempo.
Secondo una stima degli esperti oltre 109 chili di materiale potrebbero essere stati trasportati dal pianeta rosso mescolandosi con la regolite di Phobos, una frazione di meno di 1000 parti per milione. Gli scienziati giapponesi hanno chiamato queste tracce con il nome di “SHIGAI” o Sterilized and Harshly Irradiated Genes, and Ancient Imprints (geni sterilizzati e intensamente irradiati e impronte antiche). Anche per questi elementi, gli scienziati stanno mettendo a punto la Martian Moons eXploration (MMX) una missione che dovrebbe riportare sulla Terra campioni prelevati dalla superficie di Phobos, il cui lancio è previsto il 2024.