Finora non è chiaro il motivo per cui si forma questo fenomeno unico di bioluminescenza oceanica.
Dall’Ottocento ad oggi, i marinai di tutto il mondo hanno descritto un fenomeno impressionante noto con diversi termini a seconda delle aree geografiche in cui veniva avvistato, che si manifesta con macchie di acqua brillante o fosforescente che a volte persistono per diverse notti e possono estendersi per più di 100.000 chilometri quadrati. Il fenomeno si forma di solito in aree remote, in maniera del tutto imprevedibile, rendendone difficile lo studio. Queste ”maree luminose” hanno un bagliore uniforme, diffuso e di lunga durata. Tra il 1915 e il 1993 sono stati catalogati più di 200 casi del fenomeno e solo una volta, nel 1985, una nave da ricerca riuscì ad attraversarne una nel Mar Arabico. L’acqua che hanno raccolto conteneva, tra gli altri organismi, un batterio marino bioluminescente. Questo batterio provoca il misterioso bagliore, ma alcune caratteristiche del fenomeno sono rimaste inspiegabili. Ora, in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports, gli scienziati della Colorado State University (USA) hanno studiato il fenomeno in modo più dettagliato utilizzando i dati satellitari raccolti in quasi un decennio. I ricercatori hanno osservato questo raro fenomeno attraverso strumenti speciali a bordo dei satelliti meteorologici Suomi NPP e NOAA-20, che raccolgono immagini utilizzando una sofisticata serie di sensori. Uno di questi strumenti è in grado di rilevare fonti di emissione di scarsa illuminazione di notte in un’ampia varietà di condizioni di illuminazione.
“Come il capitano Achab in Moby Dick, la ricerca di questi mari bioluminescenti è stata una sorta di ‘balena bianca’ per molti anni“, ha detto Steve Miller, direttore del Cooperative Research Institute presso l’atmosfera universitaria americana e autore principale dello studio. Nella maggior parte dei casi, il fenomeno è stato avvistato nell’Oceano Indiano nordoccidentale al largo delle coste del Corno d’Africa e nelle acque circostanti l’Indonesia. Analizzando attentamente le osservazioni satellitari, da tre luoghi in cui vengono spesso segnalati temperature dell’acqua molto elevate, Miller e il suo team hanno individuato 12 casi di questo fenomeno tra il 2012 e il 2021. I ricercatori hanno escluso altre fonti di emissione di luce e hanno utilizzato tecniche sofisticate per studiare le condizioni in cui si verificavano. Lo studio ha rivelato che i mari luminosi sembrano essere ”sincronizzati” con i monsoni nell’Oceano Indiano nordoccidentale, che producono affioramenti freddi di acqua ricca di sostanze nutritive, ma questa associazione non è stata osservata nella regione del sud-est asiatico, situata tra l’Oceano Indiano e il Pacifico perciò qualche altro processo potrebbe influenzare il fenomeno in questa determinata area. E’ stato scoperto, inoltre, che la bioluminescenza era stabile e costante in acque agitate, perciò è lecito sospettare che non si produca in un’area superficiale. ”Le maree bioluminescenti sono espressioni meravigliose della nostra biosfera, di cui non abbiamo ancora compreso il significato in natura” ha concluso l’esperto.
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