Secondo gli esperti l’agente patogeno proviene dalla Norvegia, dove si è sviluppato oltre 30 anni fa.
Si chiama PRV ed è il virus che sta mettendo in ginocchio gli allevamenti intensivi di pesci di tutto il mondo contagiando anche i salmoni selvatici nella Columbia Britannica nell’Oceano Pacifico. Secondo gli esperti la nuova epidemia rappresenta una nuova conferma della pericolosità degli allevamenti di tipo intensivo. In queste strutture molto strette, i pesci sono costretti a convivere a pochi centimetri di distanza in condizioni che li rendono altamente esposti alle malattie contagiose. Ormai il virus è stato registrato in tutti i salmoni allevati nell’Oceano Pacifico ed oggi gli esperti si sono posti l’obbiettivo di comprenderne l’origine. Gordon Mordecai, ricercatore dell’Università della British Columbia, ha comparato varie sequenze genetiche ricostruendo la storia evolutiva e le sue mutazioni. Al margine dello studio gli esperti sono giunti alla conclusione che il PRV-1 non sia originario dell’Oceano Pacifico.
Nato circa trentanni fa, il virus proverebbe dagli allevamenti in Norvegia, fino a raggiungere il Cile, dove è stato scoperto oggi. La ricerca rappresenta una fonte preziosa di informazioni sull’origine, l’evoluzione e le possibili dinamiche di trasmissione del virus PRV-1, oltre che a fornire nuove prove sulle ricadute sull’ambiente degli allevamenti intensivi. Non è ancora chiaro, però, come l’introduzione del virus tra i salmoni selvatici stia portando ad effetti visibili sulla loro sopravvivenza e sulla quantità di esemplari presenti in natura. Negli allevamenti intensivi, il PRV ha dimostrato di provocare infiammazioni ai muscoli scheletrici e al cuore nell’ambito di una malattia che non risulta necessariamente fatale anche se provoca non pochi problemi al procacciamento di cibo per i pesci. Al margine della ricerca Mordecai ha indicato l’importanza della riduzione dell’acquacoltura o trasferire gli allevamenti intensivi dal mare alla terraferma per evitare nuove epidemie di questi tipo.