Secondo gli scienziati, sotto la banchisa dell’Artico, ci sarebbero delle sacche di acqua più calda che accelerano il processo di scioglimento dei ghiacci.
Un team di ricercatori dell‘Università della California ha studiato le dinamiche delle correnti d’acqua che dall‘Oceano Pacifico entrano nel Mar Glaciale Artico e hanno osservato che il flusso che penetra ha un temperatura superiore, circa 7 °C, rispetto alla temperatura delle acque in cui confluiscono che è, in media, di 0 °C. Questo fenomeno affretta notevolmente il processo di scioglimento dei ghiacci agendo al di sotto della banchisa. Il risultato di questo studio, pubblicato sul “Nature Communication“, descrive il fenomeno definendo queste sacche di acqua “bombe termiche sottomarine”.
L’oceanografa Jennifer MacKinnon spiega che monitorare il tasso d’accelerazione dello scioglimento è alquanto problematico a causa delle interazioni tra ghiacci, oceano e atmosfera. L’Oceano Glaciale Artico ha uno strato in superficie di acqua fredda e poco salata che proviene dai fiumi e dai ghiacciai ormai sciolti. Quando arriva il flusso d’acqua più caldo e più salato dall’Oceano Pacifico, a causa della sua maggior densità, entra e fluisce al di sotto dello strato artico più freddo creando così queste sacche più calde intrappolate nello strato sottostante. Queste “bombe termiche” rimangono compatte anche per diversi mesi o addirittura anni spostandosi verso nord al di sotto della banchisa. Con il passare del tempo, il calore trattenuto viene rilasciato verso l’altro in modo graduale andando a rendere instabile il ghiaccio in superficie. Gli scienziati non avevano compreso il funzionamento di questo processo che è stato a lungo sottovalutato. Negli ultimi anni, il flusso d’acqua proveniente dal Pacifico, è cresciuto richiedendo ulteriori studi per monitorare il processo di fusione del ghiaccio artico che è una fonte di instabilità climatica a livello globale.