Il probabile contatto tra il ghiaccio e la lava potrebbe aver favorito lo sviluppo di forme di vita quando sul nostro pianeta erano già presenti i Sapiens.
Da quando la sonda Mariner 4 sorvolò Marte si comprese come il pianeta rosso fosse una landa desolata. Oggi con i rover che stanno percorrendo il pianeta, stiamo comprendendo vari indizi di antiche forme di vita, ma è una nuova ricerca che ci rivela un elemento inaspettato del pianeta rosso: la presenza di depositi di vulcani formatisi in periodi relativamente recenti. La scoperta riguarda l’Elysium Planitia, un’area vulcanica che, secondo gli indizi, potrebbe essere stata attiva negli ultimi 50 mila anni; un’epoca relativamente recente su scala geologica, basti pensare che sul nostro pianeta erano già presenti i Sapiens.
“Quello scoperto è il più recente deposito vulcanico mai individuato su Marte. Se dovessimo riassumere la storia geologica di Marte in un solo giorno – aggiunge l’esperto David Horvath del Planetary Science Institute e dell’Università di Arizona – l’attività vulcanica risalirebbe nell’ultimo secondo”. Gli esperti di Hovarth hanno individuato anche un deposito vulcanico, un’ampia pianura liscia appena poco più a nord dell’equatore marziano. La presenza di un’alta inerzia termica, di materiale ricco di pirosseno e calcio, oltre alla distribuzione simmetrica intorno a un segmento di fessure, indica come il materiale sia stato prodotto da un’esplosione vulcanica. “Il contatto tra la lava ascendente e il substrato ghiacciato di quest’area potrebbe aver garantito condizioni ideali per la formazione di vita microbica in epoca recente e aumentando le possibilità che siano esistite forme di vita nell’area”, ha aggiunto Horvath.