Il lavoro di ‘esplorazione’ dei confini del Sistema Solare e della Via Lattea prosegue inarrestabile concentrandosi sulla ricerca di eventuali segni di vita, come segnali radio che potrebbero provenire da una civiltà aliena nel tentativo, a sua volta, di instaurare canali di comunicazione. Ma una domanda che sorge spontanea e alla quale al momento nessuno può chiaramente dare una risposta, anche se si potrebbe iniziare a pensare ad eventuali strategie per farvi fronte, è se, qualora dovessimo scoprire segni di vita, la civiltà aliena scoperta sarà amichevole o meno. A tal proposito è intervenuto Andrew Siemion, ricercatore del SETI il quale ha dichiarato a Inverse che “non abbiamo motivo di credere che il progresso tecnologico e l’altruismo o la moralità siano in qualche modo collegati. Probabilmente ci sono civiltà malevole altrove nell’universo, quindi è sicuramente qualcosa che dovremmo considerare mentre continuiamo a esplorare l’universo.”
Direttore del Berkeley SETI Research Center, Siemion guida il progetto Breakthrough Listen e non è il primo a fare un’affermazione di questo tipo relativa al fatto che eventuali civiltà extraterrestri evolute potrebbero risultare potenzialmente pericolose. Anche Michio Kaku, noto fisico, interpellato dal The Guardian fece dichiarazioni simili pur sottolineando che questo non può costituire una ragione sufficiente per interrompere l’esplorazione dell’universo. Del resto è da un secolo che l’uomo invia segnali radio nel cosmo e dunque eventuali extraterrestri presenti in un raggio d’azione di cento anni luce potrebbero essere già pienamente consapevoli della nostra esistenza.